
La casa fortificata di Concesa (oggi Villa Gina, sede del Parco Adda Nord) sorveglia il naviglio Martesana in un disegno di Leonardo da Vinci, custodito nel Codice Windsor (RCIN 912399, Royal Collection Trust). Alto sulla rupe figura un edificio militare di remota fondazione che, per il tramite dei Lattuada, giunse alla proprietà dei Pozzo da Perego. Lo scrupoloso studio catastale condotto da Italo Mazza (La casa sulla ripa di Concesa: dai Pozzi da Perego ai Bassi di Milano, Grezzago 2007) consente di ricomporre la genealogia dell’immobile che perviene poi in proprietà a Pietro Moscati, archiatra di Napoleone. Ignazio Cantù, fratello del più celebre Cesare, riferisce in effetti Concesa «già villa del medico Moscati» (Guida per la Brianza, Milano 1837). La residenza, che conservava ancora il profilo bellicoso della “torre” centrale, divenne quindi villeggiatura della famiglia milanese Bassi, cui si deve il volto odierno dell’edificio. Sulla metà dell’Ottocento Paolo Bassi ingentilì la struttura, ispirandosi alla villa toscana di Fonte all’Erta, allora proprietà dei Pasolini dall’Onda, con cui la stirpe meneghina intrattiene parentela. Paolo innalza i corpi laterali a quello centrale, assegnando finalmente alla villa una coerenza architettonica. Oltre ai giardini, ordina di aprire il loggiato, che alleggerisce il promontorio, e un bow-window d’angolo affacciato a finestre gotiche sul panorama.

Paolo Bassi fu matematico e patriota. Essendo fuori Milano durante le Cinque Giornate, si armò del moschetto da caccia del suo fittavolo conducendo seco anche i due suoi figli e si mise a dirigere le colonne di foresti e provinciali armati che accorrevano tutti all’aiuto dei cittadini (memoria dall’archivio di casa Bassi, che devo alla gentilezza dell’ing. Lorenzo Bassi). Organizza le forze fuori Porta Tosa. Rifiutando ogni grado, Paolo si arruola nella guardia civica e assiste il governo provvisorio del cognato Gabrio Casati, cui succede quale podestà. Deve riconsegnare Bassi le chiavi di Milano a Josef Radetzky che, rientrato, gli confessa: Comprendo ciò che ella deve soffrire in questo momento. Storna dalla città la vendetta austriaca. Benché richiesto, Paolo Bassi si ritrae poi dalla politica cittadina. Nel 1851 promuove un monumento a Gabrio Piola, amico e matematico. Affida all’architetto Luigi Cerasoli il restauro concesino dell’attuale villa Gina morendo nel 1855 prima di vederlo compiuto.

Dai Bassi l’edificio passa agli industriali Crespi e quindi alla STI (Società Tessile Italiana) che la riserva negli anni Trenta ad abitazione per il dirigente Gino Canto (che battezza la casa in omaggio alla moglie Gina) e per l’ing. Carlo Fuà, direttore industriale degli stabilimenti di Crespi d’Adda. La villa viene poi accomodato a quartiere militare nella Seconda Guerra Mondiale, inizialmente per le truppe tedesche e poi per le alleate. Ricovero di sfollati, collegio per disabilità e istituto tecnico, la villa accoglie oggi la sede del Parco Adda Nord. Degli interni storici, l’edificio conserva un camino, lo scalone ligneo, i soffitti a stucco e alcuni infissi; è inoltre sede del MUVA – Museo della Valle dell’Adda, istallazione digitale di recente compimento.
Cristian Bonomi
Fonti. L. Cortesi, Crespi d’Adda, III ed., Bergamo 2005; I. Mazza, La casa sulla ripa di Concesa: dai Pozzi da Perego ai Bassi di Milano, Grezzago 2007; C. M. Tartari, Le vie di Trezzo, II ed., Bama, 2013. Ringrazio Rino Tinelli.
Complimenti al Dottor Bonomi in qualità di storico riportante la natura e l’evoluzione dell’edificio.
Antonietta Morra
Davide Verderio
Grazie mille, Antonietta: non è che un articolo compilatorio; molto dobbiamo gli studi documentali condotti e pubblicati dall’ottimo arch. Italo mazza.