Se ogni fiume unisce le sponde che divide, più di altre acque l’Adda segna questa contraddizione. Fino all’occupazione napoleonica, il suo medio corso demarca il Ducato di Milano dalla Repubblica di Venezia. Poco a nord dell’odierno villaggio operaio di Crespi d’Adda, il confine curva però sul Fosso Bergamasco, ritagliando la Gera d’Adda a vantaggio ducale. Rivali di giorno, le sponde sono notturne complici: clandestine granaglie verso la Valle San Martino, illegalità cui indulgono specie le milizie spagnole, fughe simili a quella di Renzo Tramaglino, pesca illecita con recinti o paste avvelenate1.
Onesto o criminale, il colloquio tra le due rive prosegue specie presso i porti natanti: affacci d’Adda dove la natura costiera e delle correnti incoraggia la costruzione di almeno undici traghetti per il sorvegliato passaggio sul fiume; sei dei quali nel suo medio corso2. Abbattuti i ponti romani di Vaprio e Olginate3 insieme a quelli medievali di Cassano e Trezzo4, i porti consentono secolarmente il passo oltre il liquido confine dell’Adda. Il traghetto di Olginate era a pendolo, giovandosi di un palo conficcato in piena Adda; un ponte sostituì quello di Brivio nel 19175; il traghetto di Imbersago è l’unico ancora efficiente; quello di Trezzo viene smantellato nel 1886 a vantaggio di un arco reticolare, progettato dallo stesso ing. Jules Röthlisberger che firma il ponte San Michele tra Calusco e Paderno d’Adda; Leonardo da Vinci ritrae nel 1513 il traghetto tra Vaprio e Canonica (Windsor, RCIN 912400)6, che Alessandro Manzoni cita al capitolo XVI dei Promessi Sposi; quello di Cassano, infine, figura negli affreschi dell’abside presso il locale oratorio di San Dionigi7.
Escluso il primo, ogni traghetto si compone in due barconi identici e saldamente abbinati, che sostengono un pontile unico. Dalla sua quota si innalzano a forma di colonna o cavalletto i legni che poggiano al lato nord della fune, tesa in alto tra le rive. Il manovratore angola il traghetto che, trattenuto da quel cavo, resiste alla corrente. Questa resistenza scompone la forza fluviale per rinvestirla nell’attraversamento dall’una all’altra riva. Il dispositivo è dunque efficiente, purché il fiume non sia in secca o in morbida tali da impedirne l’utilizzo.
Casati illustri si contendono il privilegio dei traghetti che, serviti solo di giorno, sono spesso militarmente custoditi per sventare illeciti notturni. Le famiglie Landriani8, Barbiano di Belgiojoso e Castelbarco si avvicendano così nel diritto di portizzazione a Imbersago9; il casato Marliani gode quello di Trezzo10; Del Bene, Melzi Carpano e Panigarola ottengono la gestione del traghetto di Vaprio11.
Essendo l’Adda esclusivo appannaggio milanese, spetta al Ducato di concedere il privilegio dei porti natanti. Al cadere del Quattrocento data il primo soggiorno milanese di Leonardo da Vinci, cui è talora attribuita la paternità del traghetto, animato dalla forza fluviale in scomposizione. Ma che il genio vinciano ritragga più tardi il porto tra Vaprio e Canonica, mentre è ospite di Gerolamo Melzi, non sembra conforto sufficiente a quest’ipotesi. Con tratto più corsivo, Leonardo ritrae del resto anche il porto di Cassano d’Adda (Manoscritto K di Francia, 99), confermando il suo vivace interesse per dispositivi simili.
Il 9 luglio 1534 Tommaso Landriani ottiene dal duce milanese il diritto sul traghetto di Imbersago. Per scongiurare contrabbando e trasbordi illeciti, si provvede a quel tempo una catena che assicuri il porto natante alla riva tra il tocco dell’Ave Maria della sera e quello della mattutina. Si allevia inoltre la tariffa di transito per gli abitanti della comunità dirimpettaia di Villa d’Adda, purché assovano di propria borsa la manutenzione della colonna che mantiene in tensione la fune del porto sulla riva orientale dell’Adda. Estinto il ramo maschile dei Landriani, Alberico Barbiano di Belgiojoso perviene nella proprietà del diritto portuale grazie alle nozze con Maria Landriani.
Nel 1604 il dazio sul transito viene aumentato per ordine del Senato di Milano. Stando alla successiva testimonianza del nipote erede Antonio Simonetta, nel 1678 Alberico ottiene invece che Villa d’Adda assuma formalmnte la manutenzione della fune in tensione dalla riva bergamasca: il prof. Virginio Longoni rileva che questa data potrebbe riferire anzi all’adozione del sistema a fune in aggiornamento dei precedenti metodi di attraversamente, meno efficaci e più pericolosi12.
Le famiglie Maggioni e Magni assolvono la fatica del traghettatore nel Novecento: in quel secolo non mancano nemmeno energiche traghettatrici come Edoarda Rigamonti o, più recentemente, Ingrid Anghileri che si occupa dell’odierna gestione con la famiglia. La struttura è stata due volte sostituita, negli anni Settanta e nei Novanta del Novecento, confermando però ampiezza (60 mq di piattaforma) e funzionamento a servizio di scolaresche, turisti, pedoni ma anche mezzi a motore. Nel film biografico E venne un uomo (1965) dedicato a papa Giovanni XXIII, devoto fin da bimbo alla Madonna del Bosco di Imbersago, il regista Ermanno Olmi coinvolse alle riprese anche il traghetto su cui il giovane Angelo Roncalli giungeva dalla vicina Sotto il Monte.
Cristian Bonomi
1 A. Buratti Mazzotta e G. L. Daccò (a cura di), L’Adda trasparente confine Oggiono 2005.
2 H. Kellenbenz, I Borromeo e le grandi casate mercantili milanesi in AAVV, San Carlo e il suo tempo, Atti del convegno internazionale nel IV centenario della morte (Milano, 21-26 maggio 1984), Roma 1986, p. 825.
3 G. Aldeghi e G. Riva, «Il ponte romano sull’Adda tra Olginate e Calolzio» in Archivi di Lecco e della Provincia, 2005, n. 4.
4 A. Crivelli, Gli avanzi del castello di Trezzo, Milano 1886.
5 A. Borghi, Brivio – ponte sull’Adda, Missaglia 2011.
6 E. Malara, Leonardo, Vanvitelli e Bellotto a Vaprio d’Adda, Milano 2005.
7 C. Valli, L’oratorio di S. Dionigi e la Madonna del Miracolo, Quaderni del Portavoce n. 8, Caravaggio 1986.
8 I Landriani sono anche castellani a Trezzo, dove tengono ampie proprietà.
9 V. Longoni, Imbersago. Il fiume, le torre, le chiese, le ville nella storia di Imbersago, Missaglia 2002.
10 C. Bonomi, Le rive al porto e il traghetto di Trezzo, Trezzo 2017.
11 AAVV., E la parola scolpì la pietra, Gorle 2019.
12 Longoni, op. cit.
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