Una passerella tra le rive. Salvo il traghetto di Imbersago, ancora efficiente, tutti gli altri porti natanti dell’Adda (da nord Olginate, Brivio, Trezzo, Vaprio e Cassano) sono stati sostituiti da ponti stabili, cui si aggiungono passerelle come quella di Concesa verso il villaggio operaio di Crespi d’Adda o quella che da Groppello conduce a Fara Gera d’Adda. Quest’ultimo passaggio viene progettato nel 1873 dall’ing. Alessandro Pestalozza, poi coinvolto nelle cosiddette centraline “Galimberti” sul Naviglio di Paderno. Tra Fara e Groppello, la struttura succede a un più antico traghetto e serve l’afflusso delle maestranze del Linificio Canapificio Nazionale di Fara. Dobbiamo alla ProLoco di Fara, e specie a Pierluigi Zacchetti, il profilo storico dell’opera.
La passerella che collega il paese di Fara con il comune di Cassano, all’altezza dell’abitato di Groppello, attraversando il canale di scarico dei Linificio e Canapificio Nazionale e un braccio del fiume Adda, è costituita da una trave reticolare metallica continua, lunga 182 metri e collegata direttamente al parapetto soprastante. La travata principale è scandita da nove pile d’acciaio e da quattro basamenti in ceppo lombardo, poggianti sull’isola tra i canali.
Il ponte pedonabile e ciclabile è strettamente legato alle vicende dei Linificio e Canapificio Nazionale di Fara, sorto nel 1870 come Filatura Ceriani, in quanto realizzato per rispondere all’esigenza di agevolare l’afflusso della manodopera dai centri abitati della riva destra dei fiume, altrimenti costretta ad attraversare l’Adda a Cassano o a Canonica.
Al 1873, infatti, risale il primo sistema d’attraversamento dell’Adda tra Fara e Groppello, progettato dall’ingegner Alessandro Pestalozza di Milano. Esso era costituito da un “porto” di passaggio situato più a valle dell’attuale struttura e realizzato con una barca per il traghetto pedonale, posta perpendicolarmente al fiume, che scorreva lungo una fune metallica, mantenuta tesa sopra il livello di piena dall’impalcatura di “castelli” in legno, collocati sulle due sponde opposte, similmente alla struttura ancora oggi esistente sulle rive dell’Adda d’Imbersago.
Lo stesso Pestalozza, ideatore dei nucleo originario dello stabilimento e dei canale di scarico, fu autore dei progetto per la sostituzione del traghetto con un più sicuro ponte di legno. Al 1894 risale il primo documento relativo all’esistenza di un ponte, costato all’epoca circa centomila lire, probabilmente identificabile con la struttura esistente.
Poco si sa sulle trasformazioni avvenute nei decenni successivi. Solo attraverso l’analisi dei singoli elementi strutturali e dei relativi collegamenti (saldature, chiodi, bulloni, ecc.) e alcune testimonianze orali è stato possibile formulare ipotesi circa gli interventi che nel tempo si sono succeduti. Tali ipotesi sono state confermate anche da indagini chimico-fisiche effettuate sui materiali, che hanno consentito di individuare l’età dei diversi elementi e di distinguere la struttura originaria degli interventi successivi. Si è così potuto concludere che il manufatto non subì modificazioni rilevanti sino ai primi anni ’40, quando fu allargato e rinforzato per il transito d’automezzi civili e militari.
Alla fine della guerra, la proprietà dei Linificio e Canapificio Nazionale ha voluto riportare la passerella all’originaria funzione pedonale e alle dimensioni precedenti. Nel 1976 fu donata al Comune che, nel 1995, consapevole dello stato di degrado avanzato e del valore culturale del manufatto, intraprese un oneroso intervento di conservazione conclusosi nel 1998. Nel 2019 è stato completamente sostituito il piano di calpestio con tavole in castagno. Nel corso del 2020 partiranno sostanziali interventi di recupero dell’intera struttura.
Pierluigi Zacchetti