Tra fonti bibliografiche e documentali, l’arch. Gabriele Perlini riallinea le vicende del Santuario di Concesa, dalla peste manzoniana alle soppressioni, da cui il chiostro si è risollevato nelle forme odierne.
La prima pietra del santuario [in copertina fotografia ante1903] venne posata il 5 agosto 1621, festa della Madonna della Neve, su di un terreno di proprietà dei fratelli Giovan Battista e Marc’Antonio Cardano (o Carpano), e da essi donato alla Parrocchia di Concesa. Due anni più tardi non era ancora ultimata la costruzione quando, sotto un improvvisato tempietto, si celebrava la prima messa. La strada erta che dal centro dell’abitato di Concesa conduce al naviglio è l’unico percorso da compiere per il rifornimento dei materiali e questa difficoltà di accesso al cantiere ne rallentò forzatamente i lavori, fino al definitivo arresto con il sopraggiungere della peste manzoniana e della carestia, che colpirono duramente il nord Italia nella prima metà del XVII secolo. Nel novembre 1635 ripresero i lavori grazie all’interessamento del cardinale Cesare Monti. Alcune fonti1 riportano che l’edificio venne eretto sulle fondamenta tracciate anni prima mentre altre2 vorrebbero che il cardinale scelse di iniziare la costruzione ex novo in un punto pianeggiante più distante dalla strada e meno vincolato dall’orografia dell’area. A tal proposito scrive padre Francesco Alessandro Piantoni che
gettate le fondamenta con larghi e robusti ripari contro l’azione distruggitrice dell’acque, [il cardinale Monti] murò a pieno l’alto e largo vano rispondente al declivio del colle che scende fino al Naviglio della Martesana, ampio canale derivato dall’Adda. Provvedimento fu questo a difesa anzi, assai pregevole sistema d’armatura opposto all’infuriar de’ flutti e ai turbini ivi frequentissimi, che, altamente vantato dai più esperti, dovette costare una somma assai rilevante3.
Sei anni più tardi si conclusero i lavori: il 3 settembre 1641 il santuario è inaugurato ed affidato alle cure spirituali di due sacerdoti della congregazione degli Oblati di San Carlo. L’attività dei due ecclesiastici diventa in breve tempo insufficiente per soddisfare la pietà dei fedeli e dei pellegrini che giungevano sul posto. Il 30 ottobre seguente il cardinale firmava allora il contratto per la costruzione di un convento, affidandolo ad un ordine religioso. L’11 gennaio seguente Giuseppe Pozzi abitante a Perego4, Pieve di Missaglia, vendeva al cardinale Monti una porzione di terreno lungo il Naviglio Martesana
per fabricare il novo Monasterio, il quale sito è pertiche 9 e tavole 12, cioè per quanto occuperà il novo Monasterio, giardino e annesso, strada all’intorno e per fare la sacrestia, andito de fiancho la detta chiesa, et anco per perficere la piazza avanti5.
Nel marzo seguente iniziarono i lavori che verranno portati a compimento in poco tempo. Edificato il nuovo complesso, il 27 marzo 1647 Cesare Monti decretava6 ufficialmente la donazione di convento e santuario, con gli annessi piazzale d’accesso a nord e giardino a sud, all’Ordine dei Carmelitani Scalzi. Conclude padre Piantoni che:
L’orto è vasto, ricco d’alberi e di viti, tutto cinto altorno di solido muro contro l’impeto o il lento effetto dell’Adda7 .
La vita dei carmelitani a Concesa trascorse lenta ed indisturbata per circa 130 anni fino alla promulgazione del Decreto del 27 luglio 1781 con cui l’Imperatore d’Austria Giuseppe II d’Asburgo-Lorena sanciva la chiusura di molti conventi e monasteri tra cui quello abduano. L’intento del sovrano era quello di sopprimere ogni ordine religioso che non fosse produttivo per devolvere le rendite e risanare le finanze dell’amministrazione centrale. Solamente con la sua scomparsa (1790) i frati poterono riprendere il legittimo possesso delle loro proprietà. La calma durò poco, un preludio alla ben più tragica sfida che l’Ordine dei Carmelitani Scalzi dovrà affrontare. La neoproclamata Repubblica Cisalpina di Napoleone soppresse santuario e convento con Decreto del 13 aprile 1797: dal luglio seguente per i frati iniziava un periodo di confino alla Certosa di Pavia che sarebbe durato circa cinquant’anni.
Il 22 aprile 1799 monastero, convento, giardino ed orto furono venduti alla contessa Giulia Serponti vedova del Marchese Paolo Caravaggio, diventando così un bene privato8. Il contratto venne stipulato dal procuratore della contessa, il prete Giuseppe Francesco Bellazzi di Milano, il quale le subentrerà poco dopo come effettivo proprietario ed amministratore del complesso (11 novembre 1799)9. Il 6 settembre 1807 la proprietà viene in ultimo volturata ai fratelli del prete, Filippo e Giovanni Cristoforo. Fin dai primi anni di possesso, la famiglia Bellazzi istituirà all’interno dei fabbricati una filanda10 mentre in alcune sale del convento troveranno alloggio le famiglie dedite alla cura dei bachi da seta e della filanda stessa. Al principio di questa fase profana il santuario non perderà del tutto la vocazione religiosa: si ricorda la presenza di un cappellano, don Luigi Bozzi, che si impegnò a continuare ad officiare ed accogliere i fedeli.
Nel maggio 1844 Filippo Bellazzi moriva lasciando l’azienda in eredità ai nipoti Giovanni Battista e Giovanni Antonio. La crisi economica ed agricola provocò un sensibile disagio nella Lombardia di metà XIX secolo e l’opificio di Concesa non ne fu esente. Il padre Adeodato Bonzi di San Luigi, presa a cuore la vicenda di Concesa, convinse il cugino conte Luigi Confalonieri Strattmann ad acquistare e restituire all’Ordine dei Carmelitani l’intero complesso. Per mezzo di due atti rogati rispettivamente l’8 marzo 1854 ed il 21 febbraio 1855 Confalonieri divenne il nuovo proprietario del complesso. Il 6 novembre 185711 il conte riconsegnava ufficialmente gli immobili ai legittimi proprietari ed in breve l’Arcivescovo di Milano Monsignor Carlo Bartolomeo Romilli emise il decreto di riammissione dell’Ordine Carmelitano nella Diocesi Ambrosiana. Tornato finalmente al suo uso originario, il 23 dicembre 1858 a Concesa verrà ad insediarsi il noviziato, trasferendosi da Ferrara. La calma durerà purtroppo solo otto anni.
Nel 1861 Camillo Benso Conte di Cavour fece emanare la Legge di soppressione degli istituti religiosi per il Piemonte, estesa cinque anni più tardi a tutto il Regno d’Italia (7 luglio 1866). Per la terza ed ultima volta una parte dell’ordine si vide costretto ad allontanarsi da Concesa, ma fortunatamente gli edifici non subiranno riconversioni o danneggiamenti come avvenuto in precedenza. Il santuario verrà affidato il 21 agosto 1868 alle cure del Parroco di Concesa don Francesco Bernareggi che, di lì a poco, lo riconsegnerà ai frati legittimi proprietari12. Con il definitivo ritorno dei religiosi, i carmelitani saranno testimoni di una straordinaria fioritura di vocazioni al finire del XIX secolo.
Gabriele Perlini
FONTI
ASMI – Archivio di Stato di Milano, Notarile, Atti dei Notai;
BCT – Biblioteca Comunale ‘A. Manzoni’ di Trezzo sull’Adda, Storia Locale.
BIBLIOGRAFIA
BONGIOANNI 1982 – Padre G. Bongioanni, Spunti di vita pastorale della Parrocchia di Concesa, 1820-1980, Concesa, 7 agosto 1982 (dattiloscritto conservato nella sezione di Storia Locale della Biblioteca Comunale ‘A. Manzoni’ di Trezzo sull’Adda, faldone Concesa);
La Madonna 1984 – La Madonna di Concesa o la Madonna del latte. Santuario della Divina Maternità dei Padri Carmelitani Scalzi – in Concesa (Trezzo s/Adda), Milano, A. Gazzaniga, 1984;
MAGNI, MAGNI 1987/1988 – A. Magni, D. Magni, Santuario e Convento della Divina Maternità dei Padri Carmelitani Scalzi, in Concesa (Trezzo S/Adda) – MI –, Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura, Storia dell’Architettura, Anno accademico 1987-1988, Milano, 1987/1988;
MAZZA 2007 – I. Mazza, La casa sulla ripa di Concesa dai Pozzi da Perego ai Bassi di Milano, Trezzo sull’Adda, s.e., 2007;
PIANTONI 1888 – Padre F. A. Piantoni, La Madonna di Concesa, ossia notizie intorno al Santuario e Convento di Concesa, Piacenza, F. Solari di Gregorio Tononi, 1888;
PROVASI, PROVASI 1982 – E. Provasi, P. Provasi, Progetto di restauro architettonico conservativo del Convento. Relazione di accompagnamento al progetto, Legnano, 1982;
VILLA 1991 – Santuario della Divina Maternità e Convento dei Padri Carmelitani Scalzi in Concesa – Trezzo sull’Adda – a cura di G. Villa, s.l.e., Grafiche Moretti S.p.A., 1991.
SITOGRAFIA
<http://storialocale.comune.trezzosulladda.mi.it>.
1 PIANTONI 1888, p. 47.
2 MAGNI, MAGNI 1987/1988, p. 22. Ipotesi questa ritenuta meno attendibile rispetto alla precedente.
3 PIANTONI 1888, p. 47.
4 In questi anni Giuseppe Pozzi era proprietario della maggior parte dei terreni concesini posti in riva al naviglio nonché dell’attuale Villa Gina, in cui vi dimorava. Vantava inoltre sette mulini ed il diritto di pesca nel tratto di Adda che va dal principio del Naviglio Martesana alla Rocchetta di Cornate d’Adda. Successivamente le sue proprietà passeranno al milanese Ambrogio Cernuschi (1789), frazionandosi in parte a Giuseppe Bellazzi (1797) ed in parte a Pietro Moscati (1799), quindi alla famiglia Bassi nelle mani del nobile Antonio (1824) ed infine in quelle di Silvio Benigno Crespi (1920): MAZZA 2007, pp. 35-52.
5 ASMI, Notarile, Atti dei Notai, Anguissola Giovanni Battista (1614-1657), f. 26897 (11 gennaio 1642, Milano).
6 ASMI, Notarile, Atti dei Notai, Anguissola Giovanni Battista (1614-1657), f. 26899 (27 marzo 1647, Milano).
7 PIANTONI 1888, p. 59.
8 Negli stessi anni avvenne anche la definitiva soppressione del Priorato di San Benedetto di Portesana vendendo l’intero complesso a Giuseppe Mazza (10 dicembre 1796).
9 Due anni prima Giuseppe Bellazzi acquistava diversi mappali a sud dell’orto del convento tra cui una fornace e due sciostre poste nei pressi del guado di Concesa: MAZZA 2007, p. 47.
10 Alcuni anni prima (1782) anche per il Castello di Trezzo si era proposta la conversione in lanificio, in fabbrica per drappi di seta oppure in stamperia di tele di cotone e lino, ma nulla si fece a causa dei numerosi lavori necessari per l’adeguamento a tali funzioni. Questa crescente fioritura di attività artigianali lungo il medio corso dell’Adda è dovuta all’apertura del Naviglio di Paderno (inaugurato l’11 ottobre 1777) che ha permesso il collegamento diretto tra il Lago di Lecco e Milano con maggior comodità e quindi la facilitazione nel trasporto delle merci sia grezze che lavorate. Per lo stesso motivo, nel 1775, erano state abbattute le due traverse di muro del castello, che impedivano il camminamento intorno al promontorio trezzese, e parte dell’imposta dell’antico ponte sulla sponda milanese.
11 Per questo atto ed i precedenti: ASMI, Notarile, Atti dei Notai, Ferrario Carlo (1843-1875), f. 1614 (8 marzo 1854, Milano); f. 1617 (21 febbraio 1855, Milano); f. 1621 (6 novembre 1857, Milano).
12 L’anno successivo, con il Regio Decreto n. 4840 del 17 gennaio 1869, Concesa finirà di essere un comune autonomo, aggregandosi a Trezzo come sua frazione.
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