Cultore di storia del territorio, Vittorio Alberganti ambienta al decollo dell’idroelettricità italiana la biografia dei tecnici, coinvolti alla fondazione della centrale Edison “Angelo Bertini” con derivazione a Paderno d’Adda e centrale in Porto di Cornate d’Adda. Questo pionieristico impianto dà slancio alla successiva interpretazione idroelettrica del medio Adda.
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento l’elettrificazione rappresentò una radicale innovazione per i sistemi economici e sociali. Portò la luce nelle città e nelle case, rivoluzionò i processi della produzione industriale, pose le basi per una diversa organizzazione della vita degli uomini e delle aziende. Sul territorio del nostro Ecomuseo ci sono importanti testimonianze di quel periodo: le centrali idroelettriche “Angelo Bertini” (1898), “Alessandro Taccani” (1907), “Carlo Esterle” (1914), “Guido Semenza” (1920), “Pietro Rusca” (1927) e “Italcementi” (1951).
Prima di raccontarne la storia, una precisazione. Nel suo libro Cento anni di energia Claudio Pavese inizia con: Il 28 settembre del 1898 l’entrata in servizio della centrale idroelettrica di Paderno d’Adda realizzata dalla Società Edison… Ecco che la Bertini viene erroneamente spostata da Cornate d’Adda in un altro Comune! Un impianto idroelettrico è costituito dall’opera idraulica di captazione e dal fabbricato “officina elettrica” e nel nostro caso la dizione corretta è “Impianto idroelettrico di Paderno d’Adda con la Centrale di produzione A. Bertini a Cornate d’Adda, frazione Porto”. Nell’uso comune “Impianto idroelettrico di Paderno” come riportato fin dall’inizio dalla stampa:
Stesso discorso per la Centrale “Esterle”: benché saldamente sul territorio cornatese, all’altezza della località Paradiso, è individuata come impianto di Robbiate, luogo di origine del canale di captazione. Quello che sembrerebbe una banale questione linguistica in occasione del centenario della centrale (1914/2014) ebbe una particolare e curiosa rilevanza: l’Ufficio Relazioni Esterne Edison interloquì unicamente con gli amministratori di Robbiate per attivare (e finanziare!) una serie di iniziative celebrative… Cornate niente!
Bertini, interni, foto storica Bertini, interni, foto storica Bertini, interni, foto storica Bertini, interni, foto storica
L’impianto di Paderno e il primato della Bertini
Nel 1998 la centrale “Angelo Bertini” compie 100 anni e la Società Edison li celebra con il già citato “100 ANNI DI ENERGIA”, una pubblicazione del raffinato Claudio Pavese dove la storia della creatura di Giuseppe Colombo si intreccia con le grandi trasformazioni sociali, economiche e industriali della Milano di fine ‘800. Se la centrale termica di Santa Radegonda è l’inizio nel 1883 dell’avventura elettrica, l’impianto di Paderno segnò il definitivo ingresso di Milano nel novero delle città industriali, consentendole di disporre, a fine secolo, di un efficiente sistema di trasporti a trazione elettrica all’avanguardia in Europa e di risolvere il problema della carenza delle fonti di energia. Nella sua opera Claudio Pavese coglie molto bene e diffusamente il complesso scenario politico ed economico di sfondo all’avventura tecnica di un gruppo di persone menzionate nel testo in modo essenziale:
Giuseppe Colombo, che nel 1881 aveva concluso che “condurre a Milano una forza idraulica grande e a buone condizioni è, dal punto di vista tecnico, un problema di difficile per non dire di impossibile soluzione”, per consentire studi più approfonditi e nell’intento di risolvere il “problema critico” dell’industrializzazione milanese propose nel1886 come tema per il Concorso Kramer indetto dall’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere un Progetto per fornire Milano di una forza motrice proporzionale al suo sviluppo industriale. La commissione esaminatrice, di cui Colombo fu relatore, assegnò il premio allo studio del Cipolletti “Sulle forze idrauliche che possono crearsi nell’Alto milanese e condursi a Milano – Roma 1887”, che trovava particolarmente conveniente lo sfruttamento dell’energia derivabile a Paderno (5.000 CV) e a Vizzola (24.000 CV).
(…) La progettazione della parte elettrica, tutta da creare ex-novo per l’assenza di esperienze precedenti, fu affidata ad un giovanissimo laureato del Politecnico di Milano, Guido Semenza. Al progetto furono chiamati a collaborare i migliori tecnici italiani e stranieri: Galileo Ferraris, Charles L. Brown e Guido Semenza per la parte elettrica, Cesare Saldini per quella idraulica, Giuseppe Ponzio per le turbine. Tutti i lavori vennero poi coordinati da Angelo Bertini dal 1891 Direttore Tecnico della Società: alla sua scomparsa nel 1915 la centrale prese il suo nome.
I nomi di questa schiera di personaggi ai più non dicono nulla, mentre hanno rappresentato all’epoca il meglio delle molteplici discipline scientifiche da padroneggiare per il compimento dell’opera: abbiamo quindi rispolverato le loro biografie e, già che c’eravamo, anche di quelli tralasciati dal Pavese. Iniziando dalla parte idraulica ecco subito la grande particolarità dell’integrazione di un tratto del Naviglio di Paderno nel progetto generale dell’impianto: un’opera di fine ‘700 pensata e progettata già da Leonardo da Vinci alla fine del’400, a fine ‘800 viene utilizzata per l’elettricità, quella forma di energia che l’uomo da poco ha imparato a conoscere e controllare. In una nota del 1902 Luca Beltrami, l’architetto che ha fatto rinascere il Castello Sforzesco, in visita alla centrale colse pienamente il legame tra il progetto di Leonardo per “rendere navigabile l’Adda” e l’opera modernissima da poco realizzata. Scrisse: Ed ardimento ci appare appunto il proposito di una conca raccordata, mediante pozzo, ad una galleria: soluzione ideata là in quella località di Paderno, che dal genio di Leonardo si direbbe sia stata predestinata a vedere le forze brutali della natura domate ed asservite a quella complessa trasformazione di moto, di luce e di calore, che il secolo XIX seppe raggiungere.
Cesare Saldini Giuseppe Ponzio Giuseppe Colombo
La prima idea di sfruttare quello che per secoli era stato un grosso intralcio alla navigazione sull’Adda, le rapide dovute al dislivello di 28 m nel breve tratto di fiume tra Paderno e Porto d’Adda, è dell’ing. Cesare Cipolletti nel 1877 con la sua memoria Sulle forze idrauliche che possono crearsi nell’Alto Milanese e condursi a Milano dove si proponeva di utilizzare due derivazioni d’acqua ad uso industriale dai due fiumi maggiori che delimitano il territorio milanese: l’Adda a Paderno e il Ticino a Vizzola. L’autore lasciava però insoluto il problema del trasporto di quell’energia idraulica. Del resto, per allora, la possibilità di trasportare a distanza l’energia sotto forma elettrica era ancora molto vaga e soprattutto teorica. Cesare Cipolletti nasce a Roma nel 1843 e si laurea in ingegneria a 21 anni.
Nel periodo 1881-88 è alle dipendenze della Società italiana per condotte d’acqua e consolida la sua fama di esperto conoscitore della scienza idraulica dando un notevole contributo alla soluzione di problemi di bonifica, irrigazione e distribuzione delle acque per uso civile e industriale. Nello stesso periodo dirige i lavori di costruzione del canale Villoresi, che, irrigando i terreni tra il Ticino e l’Adda rappresentò una tappa fondamentale nello sviluppo agricolo e industriale della zona e gli assicurò vasta notorietà. Nel 1888 venne invitato in Argentina dal governatore della provincia di Mendoza, dove progettò, nel biennio 1889-90, le dighe sui fiumi Mendoza, Tunuyán e Saline dirigendone l’esecuzione dei lavori. La memoria del Cipolletti è stata di fondamentale importanza perché da essa prese le mosse nel 1888 un progetto degli ingg. Carli e Milani per ottenere una concessione per la derivazione di un canale sulla sponda sinistra dell’Adda nel comune di Calusco d’Adda, concessione che venne regolarmente accordata poi sulle basi del Progetto stesso alla Società Generale Italiana di Elettricità sistema Edison di Milano il 27 marzo 1890.
Bertini, interni Bertini, interni
Successivamente l’Ing. Enrico Carli non soddisfatto della soluzione da lui stesso caldeggiata fin allora, studiava un progetto in sponda destra dell’Adda completo di utilizzazione della ingente forza creata dalle rapide di Paderno e lo presentava alla Società Edison stessa, facendo rimarcare i vantaggi del suo ultimo studio che elevava la forza disponibile a Porto d’Adda da 6.680 a 10.960 cavalli dinamici, ribassando sensibilmente il costo unitario del cavallo prodotto. La Società Edison accolse ben volentieri le nuove idee dell’Ing. Carli e fece le opportune pratiche per ottenere una nuova concessione rinunciando a quella già conseguita nel 1890 e il 17 marzo 1895 ne otteneva il formale Decreto Reale. Il progetto prevedeva il compimento di una poderosa opera idraulica e i lavori erano divisi in tre parti distinte: la costruzione della diga e del canale d’adduzione, l’allestimento di una officina elettrica e la messa a punto della linea di trasmissione per il trasporto dell’energia a Milano. Nella direzione dei lavori di realizzazione al Carli, ammalatosi gravemente, collaborò prima e subentrò poi l’ing. Paolo Milani: i due avevano strettamente collaborato per progetti di acquedotti e derivazioni fluviali in Veneto e innumerevoli sono i loro studi di idraulica applicata. Enrico Carli morirà nel novembre del 1898, pochi giorni dopo l’entrata in servizio della centrale, il 28 settembre. Una lapide sul fronte dell’“edificio dei motori” lo ricorda:
E il Poirée dell’omonima diga?… è il francese Charles Antoine Francois Poirée (1785-1873), inventore nel 1834 del barrage à aiguilles e ingegnere della prestigiosa Ecole Nationale des Ponts e Chaussées. Napoleone Imperatore, è in Italia dove progetta e costruisce dal 1809 al 1814 strade in Piemonte. La Porée di Paderno e quella simile costruita ai primi del ‘900 sempre sull’Adda all’incile della Martesana a Trezzo Concesa del tipo perfezionato da un altro francese, il Caméré, sono tra le ultime rimaste in esercizio in Europa. Il progetto delle turbine, le macchine che convertono l’energia cinetica dell’acqua trasformandola in energia meccanica, fu affidato a Cesare Saldini e a Giuseppe Ponzio. Entrambi allievi di Colombo al Politecnico di Milano dopo la laurea in ingegneria meccanica si dettero all’insegnamento condividendo anche l’impegno politico e ampie responsabilità amministrative presso il Comune di Milano. Le 7 turbine vennero costruite a Milano dalla Riva & Monneret nello stabilimento di via Savona. Nessuno in Italia aveva mai costruito turbine di quelle dimensioni e da quel momento tutti i maggiori impianti idroelettrici del Paese utilizzarono macchinario prodotto nelle officine Riva. Un successo confermato anche dalle prime ordinazioni dall’estero, come la commessa nel 1899 di due turbine Francis per l’impianto sulle cascate del Niagara della Cataract Power di Hamilton.
La diga Poirée in cantiere La diga Poirée in scatto d’epoca La diga Poirée, oggi
Claudio Pavese scrive La progettazione della parte elettrica, tutta da creare ex-novo per l’assenza di esperienze precedenti, fu affidata ad un giovanissimo laureato del Politecnico di Milano, Guido Semenza. Non è proprio così: Guido Semenza (1868-1929) venne assunto dalla Edison appena laureato nel 1895 quando il progetto elettrico era evidentemente già pronto, elaborato da Charles Eugene Lancelot Brown, il grande costruttore svizzero di Baden che poi realizzò con il socio Walter Boveri i generatori; Galileo Ferraris esaminò il progetto, suggerì alcune modifiche e poi lo approvò nel dicembre del 1894. Il piemontese Ferraris, (1847-1897), ha rappresentato un invidiabile esempio di costante, coscienziosa e operosità, schivo di ogni vana esteriorità, dedito unicamente allo studio ed all’insegnamento e non interessato allo sfruttamento economico delle sue scoperte e dei suoi progetti: la fondamentale scoperta del campo magnetico rotante alla base del motore elettrico in corrente alternata e l’elaborazione della teoria del trasformatore, i calcoli per la linea elettrica Lanzo-Torino (40 Km) del 1884 costruita in occasione dell’Esposizione generale di Torino… Non si dimentichi poi che dal 1892 la centrale Acquaria di Tivoli con lo sfruttamento della cascata dell’Aniene produceva energia elettrica inviandola a Roma con una linea di 28 Km per alimentare l’impianto di illuminazione pubblica e che dal 1891 funzionava una linea a 15.000 V tra Lauffen e Francoforte di ben 175 Km!
Guido Semenza Charles Eugene Brown Galileo Ferraris
L’unica macchina che per le sue caratteristiche costruttive non si poteva smontare e trasportare a Porto per via fluviale, come per le turbine e gli alternatori, era il trasformatore, e questo costrinse Brown a escogitare soluzioni innovative per costruire alternatori con una tensione in uscita di ben 13.500 V, tanto era necessario per contenere in modo accettabile la caduta di tensione che fatalmente si sarebbe verificata lungo i 32 Km di linea per Milano. Per avere un’idea delle difficoltà superate basta pensare che gli alternatori Westinghouse/Tesla delle centrali sul Niagara generavano energia alla tensione di soli 2.000 V! I sostegni in ferro della linea di trasporto (costituita da due palificazioni parallele per ridurre il rischio di interruzioni accidentali) furono forniti dalle Officine di Savigliano e i calcoli di stabilità vennero elaborati dal Direttore Tecnico in persona, il ben noto Jules Röthlisberger artefice pochi anni prima del vicino Ponte San Michele.
Esterni in notturna Il nuovo impianto realizzato nel 1998 Interni Interni Interni
Una frase di Pavese apparentemente celebrativa, ma in realtà riduttiva, è questa: al momento della sua entrata in servizio la centrale non solo era la più potente d’Europa e seconda nel mondo solo a quella del Niagara. Limitarsi alla sola potenza non ha significato: la centrale sul Niagara poteva contare su di una quantità di acqua di 500 mc al secondo, dieci volte quella per la Bertini… è come mettere a paragone una Ferrari con un camion, questo evidentemente con una grande potenza ma la Ferrari ha ben altre qualità. Non seconda al mondo quindi, ma prima per aver raggiunto con le sue soluzioni innovative una frontiera tecnologica di fine secolo senza pari: dall’Adda al Niagara e non viceversa!
Vittorio Alberganti
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