Imponente e visibile a grande distanza, conserva appieno entrambe le caratteristiche, difensive e abitative, che ne hanno fatto residenza ambita e baluardo tra i più ricchi di storia; memorabili le battaglie che qui ebbero per protagonisti: Federico Barbarossa (3 agosto 1158), Ezzelino da Romano (27 settembre 1259), Eugenio di Savoia (16 agosto 1705) e gli Austro-Russi (17 aprile 1799).
Cassano d’Adda – La corte del Castello (foto Romano Zacchetti)
La sua costruzione sembra, al primo impatto, risalire all’età carolingia, finalizzata allo stabile dominio del medio corso del fiume Adda, ma non è da escludersi (come per il vicino castello di Trezzo) una preesistenza longobarda se non addirittura romana. Lo suggeriscono la posizione strategica ed i numerosi accadimenti storici che si sono qui attorno succeduti già nel primo Millennio cristiano, dall’epico scontro tra Claudio II il Gotico (268 d.C.) e Marco Acilio Aureolo, a quello tra i longobardi Alachis e Cuniperto (690 d.C.).
Lo comprova anche la modellatura del canale parallelo e ricavato dall’Adda che lo lembisce, il Muzza (da Titus Mutius, il “Praefectus Fabrorum”del I sec. a.C. che lo ebbe per primo a far scavare imbrigliando le sovrabbondanti acque dell’Adda a beneficio dell’irrigazione delle proprie terre lodigiane “Ager Mutianus” e che le conferì il nome), in un complesso sistema corografico integrato che prevedeva non solo, nell’altura occidentale, l’ampio castello vero e proprio con attorno ad esso il ricetto fortificato, ma, sotto, l’importante porto fluviale sull’antica strada Brescia-Milano, collocato, poco più a valle, in ‘sito di San Dionigi’, conosciuto all’oggi per il bel santuario mariano che lo domina, all’ieri per la cronaca (immortalata dai Fiammenghini) del duplice e leggendario passaggio del decimo vescovo milanese, San Dionigi, prima sulla strada dell’esilio, in Armenia (nell’anno 355 d.C.), poi in quella del ritorno delle sue semplici spoglie, auspice il successore, sant’Ambrogio.
Nell’anno 899 anche Cassano ebbe a contrastare l’urto degli Ungheri che misero a ferro e fuoco gran parte del Nord Italia, combattuti da Berengario del Friuli che sul crinale dell’Adda rinforzò le difese e ne fece costruire delle nuove, come la Torre sul fiume Brembo a Brembate Sotto (che ancora porta il suo nome) ed i castelli di Vaprio, Truccazzano, Rivolta e forse anche Corneliano.
Cassano d’Adda – Castello, piano primo, tracce del tempo dell’arcivescovo Giovanni Visconti (1339-1354)
Nell’anno 1158 il Castello fu teatro della Battaglia che portò alla distruzione di Fara: “Campo imperatore” a tutt’oggi si definisce l’area sopra Cascina Taranta (tra Cassano e Badalasco) dove si trovava il quartier generale delle truppe di Federico I detto il ‘Barbarossa’ (1122-1190) il quale, secondo le cronache dello storico milanese conte Giorgio Giulini, scelse il valico di Cassano per portare le sue truppe a stringere la morsa contro la città di Milano che gli si era ribellata e che aveva più di una volta distrutta la sua alleata, Lodi. Interessante questa cronaca del Giulini:
“… Egli mosse tutta l’armata, marciando verso Cassano, dove vi era un bel ponte sull’Adda, comodo per passar le truppe. I nostri (Milanesi) per altro l’avevano preveduto, e non erano stati tardi a porre quel ponte in stato di buona difesa. V’erano circa mille cavalieri dei migliori, con molti contadini armati per contrastarne il passaggio; né l’imperatore credette di dovere contro di essi tentare di guadagnarselo a forza aperta. Gli tenne non per tanto lungamente a bada, mentre Ladislao re di Boemia, e Corrado duca di Dalmazia, scorrendo lungo le rive del fiume, trovarono presso Corneliano un sito, dove credettero di poter tentarne il guado. L’acqua veramente era più grossa e più forte che non supponevano; e circa duecento dei loro soldati più animosi vi restarono sommersi; pure molti giunsero all’opposta riva, e alzate le insegne, si incamminarono a dirittura alla volta di Milano. Venivano intanto alcuni dei nostri militi, che non sapevano nulla di ciò, per portarsi anch’essi alle rive dell’Adda; ma giunti a Gorgonzola, trovarono inaspettatamente i Tedeschi e i Boemi, dai quali furono posti in fuga. Ve ne restarono alcuni morti e feriti, e fra i prigionieri fu annoverato Alcherio da Vicomercato, Ardengo Visconte, Robacastello, Monaco degli Aboni e Trincherio Basabelletta. I nostri (i Milanesi) che difendevano il ponte di Cassano, avendo inteso quanto era accaduto, e dubitando che il più trattenersi colà non solamente fosse inutile, ma potesse divenir dannoso, venendo loro dai nemici impedito di ritornare alla città, giudicarono di subito ritirarsi”.
Cassano d’Adda – Castello, piano terra, i “quadrilobi”, tracce del tempo di Bernabò Visconti (1354-1385)
“Rimasto libero il ponte, l’imperatore col grosso dell’esercito cominciò a passar l’Adda; e fu tale la fretta dei soldati, che avendolo caricato con eccessivo peso, una parte di esso si ruppe, sicché gli uomini e i cavalli che v’erano sopra, precipitarono nel fiume. Anche in quella occasione molti degli imperiali perirono; pure l’armata tutta venne finalmente di qua dell’Adda, e tosto si portò al castello di Trezzo, dove vi era un altro ponte sopra quel fiume assai forte. Si cominciò l’assedio, che durò pochi giorni, dopo dei quali il castello si rese a patti…” (“Memorie della città e campagna di Milano ne’ secoli bassi” del conte Giorgio Giulini – Milano Francesco Colombo Libraio Editore anno 1855 – Volume III Pagg. 476-477).
Castello di Cassano – la torre
Nell’anno 1245, passò sotto le poderosa mura del castello, re Enzo (1220-1272), il ventenne figlio di Federico II il quale otto anni dopo la vittoria di Cortenuova (ma anche della orribile strage che ne era seguita) tentava nuovamente di molestare Milano. Questi era giunto a Cassano con un esercito raccogliticcio ed eterogeneo di Ghibellini cremonesi, parmensi e reggiani. Tentò di guadare il Muzza ad Albignano ma fu respinto. Allora, di sorpresa, passò sulla Tagliata dell’Adda (il cosiddetto traversino) e attraversando Cassano senza trovare resistenza mosse rapidamente verso Gorgonzola. Qui però lo attesero gli armati milanesi di porta Orientale e di porta Comasina al comando di Simone da Locarno, i quali in una vigorosa sortita lo sbaragliarono. Lo stesso re Enzo, ricevuto un violento colpo d’asta, cadde da cavallo, ed essendo lontano dai suoi, fu circondato dai Milanesi e catturato ancorché lasciato andare a patto che non si facesse più vedere nelle terre di Milano.
All’epico periodo in cui il Castello, nelle stabili mani del Comune e degli Arcivescovi di Milano, aveva scopi squisitamente di difesa, va ascritto un altro evento militare memorabile per Cassano e per l’Italia intera: parliamo della Battaglia di Truccazzano del 27 settembre 1259 – “Ferimento, cattura e morte di Ezzelino da Romano (1194-1259)” – Lo scenario di riferimento è da un lato la Milano della Prima Repubblica Ambrosiana (1250-1310) con le sue libere istituzioni ma anche con i costanti tentativi dei membri delle famiglie Della Torre o Torriani (Guelfi), prima, e dei Visconti (Ghibellini) poi, di imporre il passaggio, a proprio favore, dal libero Comune alla Signoria; dall’altro lato, contestualmente, la dissoluzione del vasto impero di Federico II, morto improvvisamente nell’anno 1250, lasciava spazio alle contese delle più forti personalità del tempo le quali dal ‘trampolino di lancio’ del capitanato delle principali città, ambivano estendere potere e dominio sull’intera Pianura Padana surrogando il declinante potere imperiale e dando certezza di riferimento alle emergenti classi nobiliari e mercantili.
Soncino – Palazzo del Comune – Il condottiero Giovanni Trucazzano al centro del bassorilievo colpisce alla testa Ezzelino già ferito – 27 settembre 1259 (Foto di Maurizio Ferrandi)
Tra queste forti personalità vi era Ezzelino III da Romano, genero dell’imperatore Federico II del quale aveva sposato, nel 1238, la figlia Salvezza, signore della Marca Trevigiana, tiranno di Vicenza, Verona e Padova. Con Ezzelino da Romano era alleato Uberto Pallavicino, cremonese con giurisdizione sulle terre della Calciana, con lui e con Buoso da Dovara, Ezzelino aveva conquistato Brescia nel 1258. Entrambi ghibellini, Ezzelino e il Pallavicino non mostravano affatto stima reciproca; quando, nel 1256 il marchese Pallavicino venne creato, per cinque anni (dal 1256 al 1261) signore di Milano con potere dittatoriale perdurando le istituzioni comunali, dal nuovo incarico egli avrebbe dovuto favorire in Milano la parte ghibellina e poi l’alleanza di Milano con Ezzelino. Le cose maturarono invece all’esatto contrario, in Milano si andò affermando la parte guelfa, capitanata da Martino Della Torre, e più tardi lo stesso Pallavicino cambiò alleanza (insieme a Buoso da Dovara, il cui tradimento è stigmatizzato da Dante Alighieri nella Divina Commedia) e da Cremona muoverà in soccorso dei guelfi milanesi minacciati da Ezzelino. L’epilogo di quegli eventi si consumò nell’Adda, tra Cassano e Rivolta, il 27 settembre 1259, sulla propaggine di territorio oggi amministrativamente del comune di Truccazzano il cui nome lo storico Giulini fa derivare dal famoso Capitano Turcazzano da Soncino, colui che (a tradimento, mentr’era già ferito) ferì e consentì di catturare Ezzelino che, portato a Soncino, morirà il 28 settembre 1259; in realtà va detto che “Trochazano” era presente sul territorio e nelle carte già prima di allora.
Durante tutto il Medioevo il castello di Cassano fu interessato dalle ricorrenti lotte tra Guelfi e Ghibellini e subì giocoforza le vicende politiche della vicina Milano, contesa tra le famiglie Della Torre (della fazione guelfa) e Visconti (di quella ghibellina) e poi degli Sforza. Detenuto da Napoleone Della Torre e dal figlio Corrado detto Mosca (1251-1307) che a quel tempo fecero importanti acquisizioni immobiliari a Casirate e Brignano (incamerate successivamente dai Visconti). Cassone Della Torre, nipote di Napoleone, vi si rifugiò nel 1311, dopo essere stato assalito da Marco Visconti nella sua residenza milanese, dovrà ulteriormente sloggiare (insidiato da Mulo da Groppello) e rifugiarsi a Cremona dove nello stesso anno morirà. Nel primo periodo visconteo ebbe a scontare anche gli effetti della litigiosità interna alla famiglia Visconti che vedeva la dinamica signoria di Azzone (1329-1339) contrastata dal bellicoso cugino Lodrisio che verrà dapprima sconfitto a Trecella il 19 aprile 1323 e definitivamente a Parabiago il 21 febbraio 1339.
Il castello di Cassano si presenta oggi in modo sicuramente originale, privo delle fondamentali caratteristiche che accompagnano i castelli lombardi: una sola torre, nessun merlo, nessun bastione, nessun fossato. Questa conformazione altro non è che il risultato della millenaria storia di rimaneggiamenti e, negli ultimi secoli, anche di abbandoni. Il castello venne innalzato, ampliato e fortificato in epoche diverse; gli interventi più significativi sono quelli eseguiti nel XIII, XIV e XV. Alla caratterizzazione militare del XIII secolo, sotto la Repubblica Ambrosiana, seguirono quelli misti (militari e residenziali) sotto i Visconti, iniziati dall’arcivescovo Giovanni Visconti, signore di Milano dal 1339 al 1354; i segni della sua presenza a Cassano sono emersi in tutta evidenza dagli accurati restauri degli ultimissimi anni, nel muro nord della corte esterna, nella cappella palatina, e negli affreschi (attribuiti a Giovanni da Milano) al 1° piano in prossimità del balcone panoramico verso Oriente. Gli interventi di decorazione più significativi ed estesi sono però quelli disposti dal nipote dell’arcivescovo Giovanni, Bernabò Visconti (1354-1385) e dalla moglie Beatrice della Scala detta Regina alla quale la tradizione popolare fa risalire anche l’innalzamento della torre campanaria della chiesa parrocchiale di San Zeno, mediante la realizzazione della svettante cuspide gotica.
Cassano d’Adda – Castello, la parete orientale che si affaccia al Canale Muzza, trasformata nel 1450 da Bartolomeo Gadio (1414-1484) in Rocca (Foto di Maurizio Ferrandi)
In quella che si stava trasformando in una sontuosa residenza signorile, furono affrescati sulle pareti dei saloni di piano terra in particolare (ma anche al piano superiore dove sono stati in parte soppiantati da affreschi dell’epoca sforzesca di scuola leonardesca e francese), quasi con ossessione, gli stemmi delle famiglie Visconti e Della Scala, con i tipici ‘quadrilobi’ in tutto uguali a quelli affrescanti le pareri del castello di Pandino, un edificio tutto dovuto ai coniugi Visconti/Della Scala, realizzato tra il 1365 e il 1370. Da segnalare che il modulo degli stemmi di cui parliamo, dovuti al pennello di Stefano da Pandino, sono stati successivamente riprodotti all’interno del Duomo di Milano nella sontuosa pavimentazione di marmo intarsiato.
Il complesso edificio, disposto attorno ad un cortile trapezoidale, presenta tuttora in visibile buono stato l’alta parte sforzesca verso il fiume, realizzata a partire dal 1450 per iniziativa di Francesco I Sforza che si avvalse del genio costruttivo dell’ingegnere cremonese Bartolomeo Gadio, sperimentato anche a Soncino e proseguita sotto la signoria del figlio Ludovico il Moro (1481-1500) per rafforzare un punto che offriva un facile appiglio alle aggressioni della Serenissima al culmine della sua espansione territoriale. La ristrutturazione Sforzesca trasformò il fronte orientale del castello in una poderosa barriera destinata a sostener l’urto dei veneziani e delle loro artiglierie. Venne costruita così una grande muraglia affiancata al castello, divenuto una rocca, rafforzata da contrafforti esterni e munita di retrostanti casematte, alta quanto la scarpata naturale fino al castello.
Cassano d’Adda – Castello, la facciata sul piazzale Perucchetti coi segni evidenti dei secolari rimaneggiamenti
I recenti lavori comunali di sistemazione dell’area esterna al castello in prossimità del canale Muzza, fino al vecchio porto di San Dionigi, e passante sotto il ponte d’ingresso al paese che supporta il tracciato della strada napoleonica che drittissima congiunge Cassano a Treviglio, consentono a chiunque di toccare letteralmente con mano lo spessore delle mura esterne che si specchiano nel millenario canale e che hanno consentito al maniero di non risentire dei numerosi colpi di artiglieria cui è stato fatto mira durante le battaglie dell’epoca moderna. Quella memorabile del 16 agosto 1705, nell’ambito della Guerra di Successione Spagnola che contrapponeva Francesi e Spagnoli al Sacro Romano Impero (Austria-Germania e Savoia). La battaglia, preparata da tempo, comportò lo scontro tra due poderosi eserciti, quello imperiale comandato da Eugenio di Savoia, forte di ben 28.000 uomini, ebbe di poco la meglio e nella fase successiva lasciò dietro di sé uno strascico infinito di devastazioni e saccheggi nel vasto territorio della Geradadda, della Calciana e del Bresciano, quando già nella sola giornata di cruenta battaglia, del 16 agosto, erano rimasti sul terreno 8.000 cadaveri e oltre 6.000 feriti.
E pensare che a quel numero esorbitante di morti sono da aggiungere alcune migliaia di prigionieri del Regno di Sardegna, che, a seguito di un improvviso cambio di alleanze del loro Re, erano stati catturati di sorpresa il 29 settembre 1703, disarmati e internati in varie fortezze. Molti di loro furono, ai primi di ottobre del 1703, rinchiusi nei sotterranei del castello di Cassano, dove tutti in un anno furono lasciati morire di fame e dei sete. Ignazio Cantù nelle sue Vicende della Brianza, afferma che: “4.500 savoiardi furono rinchiusi nei castelli di Brivio, di Trezzo, di Cassano, ecc…”
Cassano d’Adda – La Cappella dei Morti del Reivellino, all’interno una iscrizione ricorda i prigionieri lasciati morire d’inedia nei sotterranei del castello, durante la Guerra di Successione Spagnola (Foto di Maurizio Ferrandi)
Il cronista cassanese Milani, nell’anno 1704, scrive al riguardo: “Morte dei soldati piemontesi prigionieri in questo castello di Cassano. Vengono sepolti sotto il medesimo, nel piccolo campo che giace sotto Rivellino”. Nel luogo della loro sepoltura, fu eretta una cappella. Una speciale iscrizione è stata murata dai cassanesi, all’interno della cappella nel 1904, ricorrendo il secondo centenario della strage. I morti del Rivellino si commemorano tuttora annualmente il 4 settembre. Secondo tale iscrizione, i tremila piemontesi sarebbero stati vittime della peste ma, a sfatare tale asserzione basta la testimonianza di un contemporaneo, che lasciò scritto: “Nell’anno 1704, si rese compassionevole ai Cassanesi la morte di inedia e tristezza dei numerosi soldati piemontesi nei sotterranei di questo castello”
L’altra battaglia, altrettanto memorabile, del 17 aprile 1799, nel medesimo scenario della valle dell’Adda sottostante il nostro castello, fu combattuta dai Francesi occupanti da tre anni la Lombardia, ma indeboliti dall’assenza di Napoleone impegnato nella Campagna d’Egitto, contro gli eserciti dei due imperi, austriaco e russo che risulteranno vincitori ed imporranno una interruzione di un anno del dominio francese; una restaurazione preludio di quella più stabile del 1815, ma anche un’affermazione della temporalità di ogni regime.
Cassano d’Adda – Veduta del Castello dal Canale Muzza, a destra la Cappella dei “Morti del Rivellino” (1705)
Per quanto riguarda la proprietà, il Castello appartenne al Comune e agli Arcivescovi di Milano, quindi alla Casa Visconti, a quella Sforza e successivamente allo Stato di Milano. Terminato il secondo dominio sforzesco con la morte di Francesco II (1522-1535) e subentrati gli Spagnoli, nel 1538 il feudo di Cassano e relativo castello fu concesso dall’imperatore Carlo V alla famiglia D’Adda e nel 1549 divenne marchesato, comprendente, oltre a Cassano, Vaprio, Pozzo, Bellinzago e Fornaci. Passò poi ai Castaldi, che lo tennero fino al 1572 quando fu acquistato dai Bonelli, e da questi venduto, due secoli dopo, nel 1782, al marchese Giovanni Battista D’Adda.
Solo coll’interessamento di Carlo Emanuele III di Savoia, re di Sardegna (1730-1773) detto ‘Il Laborioso”, alleato di Maria Teresa, e imparentato coi D’Adda, l’ormai stanca ed inutilizzata fortezza ebbe nuove attenzioni da parte di architetti e ingegneri. Nel 1764, in pieno illuminismo, si fece demolire il portone del ricetto, che cingeva il borgo fortificato e si procedette ad altre opere di smantellamento. Superata la sua funzione bellica tra il XVIII e il XIX secolo, il maniero fu riadattato ad usi diversi; sede di una importante filanda del gruppo avviato da François Louis Blondel (poi Paladini), di Pretura e carceri mandamentali, caserma militare, e in esito alle guerre mondiali del XX secolo ad alloggi di senzatetto, infine, nel secondo dopoguerra in osteria e balera.
Da annotare che perlomeno l’insediamento, avvenuto in contemporanea anche in altri castelli lungo l’Adda, di una filanda, con annesso allevamento di bachi, filiale del gruppo cav. Gaetano Paladini di Casirate d’Adda (ex. Blondel), risultò quasi una sede naturale al tempo, visto che Cassano si era venuta a trovare nel bel mezzo di un percorso virtuoso formato da una miriade di stabilimenti tessili che da Trezzo a Lodi vi si erano insediati per l’opportunità di sfruttamento dell’energia idraulica e per beneficiare delle agevolazioni fiscali che i Governi illuminati di Maria Teresa (1740-1780) e Giuseppe II (1780-1790) avevano saggiamente introdotte per favorire l’industrializzazione della Lombardia.
Cassano d’Adda – dal castello, veduta delle molteplici acque dell’Adda, punto d’incontro di quelle del Canale del Linificio (dopo aver alimentato le turbine della Centrale elettrica) e del Muzza
Al termine delle molteplici destinazioni ‘improprie’ che avevano finito con l’abbandonare il castello all’incuria ed al più sconfortante degrado, agli inizi degli anni Novanta, si registrò un improvviso quanto inatteso colpo di spugna, con l’acquisto del compendio da parte di un professionista locale: dopo un’attenta progettazione si sbaraccò tutto quanto non attinente alla vetustà e alla importanza del luogo e si diede il via a lavori di restauro che restituirono, non solo esternamente, e nella parte strutturale e muraria, oggi in piena sicurezza, ma soprattutto nel recupero attento ed intelligente dei segni pittorici, ben 2.500 mq. di affreschi, che comprovano i numerosi passaggi dei tempi e dei personaggi, nuovo decoro all’antico castello.
Luigi Minuti
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