Dalla situla celtica alla necropoli longobarda di San Martino, dal priorato cluniacense di San Benedetto alle sepolture laiche private, dalle scomparse chiese dei centri periferici ai luoghi dell’ospitalità cittadina. L’arch. Gabriele Perlini, storico locale coinvolto nella ProLoco di Trezzo sull’Adda, conduce questo lungo viaggio in tre tempi tra reperti, documenti e attenti riferimenti bibliografici.
I
La situla
Il più antico ritrovamento funerario trezzese è la situla celtica in bronzo e rame rinvenuta nel 1846 in un contesto e luogo mai identificati con precisione. Le fonti riportano che a scoprirla fu il nobile Giuseppe Mazza la cui famiglia possedeva a Trezzo un gran numero di proprietà immobiliari1. Databile tra la fine del VI-inizio V secolo a.C.2, il reperto apparteneva alla cultura di golasecca. L’urna conteneva i resti di un giovane adulto e fu interrata in un’area certamente sacra, su cui sarebbe sorta nei secoli una struttura religiosa più o meno articolata, cappella od oratorio funerario3, fino alla possibile fondazione di una chiesa4. Tra i presunti luoghi del ritrovamento, quelli ritenuti oggi più plausibili sono l’ex-Oratorio di Santa Marta, la Cascina San Benedetto in Portesana e la scomparsa Chiesa di San Vincenzo in Bernate5. Il fatto che si trattasse di un ritrovamento isolato non esclude l’esistenza in loco di una necropoli golasecchiana collegabile a quella assai più ricca (circa 28 inumati, con corredi databili tra la metà del VI e l’inizio del IV secolo a.C.) rinvenuta nel vicino Comune di Brembate tra il 1888-1889, durante i lavori di costruzione della strada che da Osio conduce a Trezzo.
Le sepolture laiche private
Le prime aree trezzesi adibite al riposo dei defunti non sorsero per volere comunitario, ma dettate da esigenze private e familiari come dimostrano i ritrovamenti longobardi del secolo scorso. Nel triennio 1976-1978 vennero alla luce in località San Martino, a monte di Via delle racche, cinque tombe familiari databili tra la fine del VI e la prima metà del VII secolo6. Simile datazione hanno anche le 34 sepolture scoperte durante i lavori di scavo del 1989-1991 nei pressi della scomparsa Chiesa di San Martino, a poca distanza dal precedente luogo dei ritrovamenti, un oratorio familiare di fondazione longobarda elevato nei secoli successivi al rango di chiesa. Le sepolture venute alla luce sono databili ai secoli VI e VII mentre l’oratorio fu eretto sopra di esse tra il VII-VIII secolo7. Un luogo trezzese intitolato al santo è menzionato per la prima volta nel manoscritto di Goffredo da Bussero Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, databile alla fine del XIII secolo. L’assenza dalle fonti più antiche, quali il Privilegio di Oberto del maggio 1155 e la Bolla di papa Adriano IV del 23 giugno 1155, che riportano l’elenco delle chiese sottoposte alla Pieve di Pontirolo ovvero quelle tenute a versare la decima al capopieve8, contribuisce ad avvalorare l’ipotesi che l’oratorio possedesse un carattere privato, legato alle proprietà terriere di un gruppo familiare longobardo, di cospicua ricchezza e notevole levatura sociale, stanziato a Trezzo.
Assente dagli elenchi, quindi anch’essa di probabile fondazione privata, è la Chiesa di Santo Stefano, la cui funzione dell’edificio è stata più volte riconvertita fino ai giorni nostri. Negli scavi condotti nel 1990 si scoprì una tomba databile al secolo XI ed i resti di altri sei individui9. L’ultima chiesa trezzese ad avere una fondazione privata è quella di San Benedetto. Nata come una cappella intitolata al santo, fu donata nel 1088 all’Ordine dei Benedettini di Cluny che vi fece annettere un monastero (o priorato): assistiamo qui ad un’iniziativa che parte dal ceto medio e non dall’alta feudalità come avvenne per la fondazione di San Martino (e, forse, Santo Stefano). Del nucleo originario rimane solamente una cappella, oggi parte integrante di una cascina omonima. Benché S. Benedetto non sia riportata dai documenti del 115510, la sua antichità è confermata da precedenti fonti scritte. Pare che nei suoi dintorni, lo scorso secolo, siano venute alla luce ossa umane11.
II
Le località periferiche
Lontano dal nucleo trezzese esistevano numerose località o contrade, più o meno isolate, alcune oggi scomparse mentre altre inglobate dall’espansione edilizia. La loro esistenza era definita dalla presenza di una chiesa o cappella, spesso dotata di un’area esterna pertinenziale adibita a cimitero. Come da consuetudine per gli edifici religiosi, una volta scomparsi sarebbero sorte croci in ferro per segnalarne il ricordo. Nei documenti del 1155 sono riportate le seguenti chiese e località: S. Maria di Crino, S. Lorenzo in Conico (o Gonico), S. Alessandro ad Domum in Rocca, S. Benedetto in Portesana e S. Vincenzo in Bernate12.
La località di Crino era quella più importante data la vicinanza al borgo trezzese, oggi con esso unita, e vi si trovava la Cappella di Santa Maria di Crino13. La scomparsa località di Gonico era situata nei pressi dell’Oasi Le Foppe in un’area sfruttata fin dagli anni ʿ50 del secolo scorso come cava di argilla. L’esatta collocazione della Chiesa di San Lorenzo non è mai stata individuata con precisione sebbene dovesse trovarsi lungo la vecchia strada che collegava Trezzo a Colnago. Già nel 1566 Carlo Borromeo ne segnalava le precarie condizioni, decretandone pochi anni dopo la demolizione. Un documento del 1 luglio 1553, conservato all’Archivio Storico Diocesano di Milano e relativo ai beni di proprietà del Priorato di San Benedetto in Portesana, riporta di un bosco confino con il teritorio di Colnago in ripa della strada vechia fin alla strada di sopra dalla crosetta in giu, et dal bosco de Mazi [Mazza] fin al bosco del Cerro, pertiche 50. La crosetta in questione potrebbe riferirsi a quella di S. Lorenzo, collocata effettivamente in direzione di Colnago, oppure indicare un semplice fosso14. Si tratta forse dello stesso terreno denominato crocetta, di proprietà Pietro Perrucchetti a fine XVIII secolo, per il quale egli si lamentava del taglio non autorizzato di piante fruttifere a seguito del progetto della nuova strada per Brivio che andava a passare proprio sopra di esso15. Molti terreni della zona verranno identificati con il nome del santo ancora fino ad inizio Ottocento. Benché non si abbiano notizie certe di sepolture nell’area, l’esistenza di una croce sarebbe l’elemento chiave per supporre la presenza delle stesse.
Alle chiese elencate nei documenti storici andrebbe infine aggiunta l’ecclesia campestris S. Georgii de Baragia. La Chiesa di San Giorgio sorgeva lungo la vecchia strada per Busnago, a circa 600 metri ad ovest della scomparsa Cascina Candiani, nella zona su cui oggi si trova l’Oasi della Fornace. Sebbene venga descritta solamente a partire dalla visita pastorale del 1566, già come in stato di degrado, non si esclude abbia un’origine ben più antica16. L’assenza dai documenti del 1155 non indica necessariamente un’origine privata, ma forse significa semplicemente che è stata costruita dopo tale data. A differenza delle altre località, questo poteva trattarsi di un edificio religioso isolato, privo di un nucleo insediativo nelle immediate vicinanze. Anche in questo caso, in seguito alla sua rovina verrà eretta una croce in ferro, denominata castagnola (toponimo presente nella zona), ancora esistente intorno al 1721. Il campo dove sorgeva la croce è individuato nei documenti antichi come il Campello detto il S. Giorgio o sia de morti17 a conferma dell’esistenza di uno scomparso cimitero. Fonti orali riferiscono che, durante gli scavi iniziati nella prima metà degli anni ʿ50, anche qui per cave di argilla, furono rinvenute le fondazioni in ciottoli di una piccola chiesa18.
III
Ospedali ed ospizi
A Trezzo non mancava la presenza di luoghi adibiti all’ospitalità dei viandanti19. Uno di questi era il già citato Monastero (o priorato) di San Benedetto che svolgeva la funzione di xenodochio: due monaci esercitavano l’ospitalità dei pellegrini in ricordanza delle prescrizioni cluniancensi. In Portesana vi era anche la possibilità dell’attraversamento sicuro del fiume, da cui il nome porto-sano ovvero porto-sicuro, giacché in zona non esistevano ponti20. Nel 1281 il monastero si trovava già gravemente indebitato ed incapace di assolvere alle sue finalità religiose quali la preghiera, la carità e l’ospitalità; almeno dal 1391 verrà pure a mancare la funzione monastica in quanto sappiamo che il priore risiedeva altrove. Il 14 aprile 1815, scavando nei pressi dell’ex-Oratorio di San Bartolomeo, affacciato sulla piazzetta omonima, vennero alla luce i corpi di due gesuiti. L’edificio fu per lungo tempo un luogo di ospitalità e riparo per i bisognosi, indicato nei documenti antichi come ospitallis de Tritio (od Hospitale de Trizio)21. Diventerà un oratorio intorno alla seconda decade del XVI secolo quando lo troviamo intitolato al santo, sotto il giuspatronato22 dell’Ospedale Maggiore di Milano, ed officiato dall’Ordine dei Gesuiti. Perderà la funzione di accoglienza tra il 1566-1694 mantenendo quella oratoria fino al 1791. La data di fondazione dell’oratorio potrebbe essere quel 27 ottobre 1513 indicato sul perduto affresco che si vedeva all’interno23. A circa 60 metri in direzione ovest si trova ancor oggi un caseggiato colonico detto lo Stallo del Seminario (dei gesuiti?) così chiamato in un documento notarile del 1820. Nel Catasto Teresiano è individuato dai mappali 990 e 810, posto vicino alla scomparsa porta occidentale del borgo, detta proprio di S. Bartolomeo24.
Esisteva infine un Priorato di San Domenico, di difficile individuazione sul territorio trezzese data la carenza di fonti25. Assente da quelle più antiche, è indicato per la prima volta nel 1477 come gestito dagli agostiniani di Trezzo. Nel 1553 possedeva 304 pertiche di terreno26 ed esisteva ancora nel 1570, pur se l’edificio aveva bisogno di riparazioni. Se ne perderanno le tracce da prima della visita pastorale di Pozzobonelli del 1760. L’incerta collocazione non consente di risalire all’eventuale presenza di sepolture nei suoi dintorni, come invece si è riscontrato per San Benedetto e San Bartolomeo. Per ultimo, almeno dal 1640 è ricordata l’esistenza di un altro luogo adibito ad ospizio e gestito dall’Ordine dei Crociferi, benché la presenza a Trezzo dei suoi membri sia di un secolo più antica27. L’ordine verrà soppresso nel 1795 e la sede parzialmente demolita28.
A Trezzo si ricordano anche una Cascina Ospedale posta oggi al civico 5-7 di Via rocca29 ed una omonima nei pressi della RSA Anna Sironi, adibita all’ospitalità di profughi e sfollati negli anni 1940-1945 e demolita nel 1994. Databili entrambe al principio del XX secolo, il termine ʿospedaleʾ potrebbe riferirsi non alla funzione, ma alla proprietà, come ad esempio l’Ospedale Maggiore di Milano30.
Gabriele Perlini
Documenti relativi agli insediamenti ed ai luoghi di culto nell’attuale territorio di Trezzo [da Archeologia Medievale a Trezzo sull’Adda, 2012, p. 37]:
FONTI
ACT – Archivio del Comune di Trezzo sull’Adda,
Comune di Trezzo sull’Adda (1764-1897);
BAM – Biblioteca Ambrosiana di Milano,
Manoscritti;
BCT – Biblioteca Comunale ‘A. Manzoni’ di Trezzo sull’Adda,
BIBLIOGRAFIA
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BONOMI 2013 – C. Bonomi, Macabro Trezzese in “La Città di Trezzo sull’Adda. Notizie”, 3, Trezzo sull’Adda, Comune di Trezzo sull’Adda, 2013, p. 15 [il testo è riproposto on-line con il titolo Peste: i dimenticati luoghi del ricordo;
BONOMI 2014 – C. Bonomi, Un giornata in Archivio in “La Città di Trezzo sull’Adda. Notizie”, 4, Trezzo sull’Adda, Comune di Trezzo sull’Adda, 2014, p. 13 [il testo è riproposto on-line con il titolo Trezzo, tombe ritrovate (1815) e Boldi l’inquisitore;
BOSELLI 1990 – P. Boselli, Dizionario di toponomastica bergamasca e cremonese (Biblioteca dell’«Archivum Romanicum», serie II, Linguistica, vol. 47), Firenze, Leo S. Olschki Editore, 1990;
CADIOLI 1980 – P. L. Cadioli, Valverde. Cenni storici – Attività – Folklore di Trezzo sull’Adda, 2a edizione (aggiornamento e aggiunte a cura di Carlo Giacomo Boisio), Trezzo sull’Adda, Comune di Trezzo sull’Adda, 1980;
CAIMI 1877 – A. Caimi, La situla di Trezzo in “Bollettino della Consulta Archeologica”, a. IV, fasc. I, Milano, Tipografia Bernardoni, 1877, pp. 30-40 e 2 Tavv. [disponibile in versione digitale];
DE MARINIS 1974 – R. C. De Marinis, La situla di Trezzo (Milano) in “Varia Archaeologica”, Brežice, Posavski Muzej Brežice, I, 1974, pp. 67-86 [disponibile in versione digitale];
Ditte e botteghe 2012 – Ditte e botteghe del novecento a Trezzo sull’Adda (1900-1960), a cura di C. Bonomi, S. Confalone, I. Mazza, Trezzo sull’Adda, Comune e Biblioteca Comunale “A. Manzoni” di Trezzo sull’Adda, 2012;
LUSUARDI SIENA, GIOSTRA 2012 – Archeologia medievale a Trezzo sull’Adda. Il sepolcreto longobardo e l’oratorio di San Martino. Le chiese di Santo Stefano e San Michele in Sallianense, a cura di S. Lusuardi Siena e C. Giostra (Istituto di Archeologia – Scuola di specializzazione in Beni Archeologici), Contributi di Archeologia, vol. 5, Milano, Vita e Pensiero, 2012;
MAZZA 1989 – C. Mazza, Oggi, nove secoli dopo in San Benedetto in Portesana. Notizie e documenti (Collana di studi su Trezzo e il suo territorio, vol. 1), Trezzo sull’Adda, Biblioteca di Trezzo, 1989, pp. 149-163;
MAZZA 2002 – I. Mazza, Dall’antica Famiglia Mazza all’Opera Pia. Cronache di un patrimonio e di una donazione, Trezzo sull’Adda, Opera Pia S. Benedetto, 2002 [disponibile anche in versione digitale];
MORETTI 1933 – G. Moretti, La chiesa prepositurale plebana di Trezzo sull’Adda, Milano, Treves-Treccani-Tumminelli, 1933;
La necropoli 1986 – La necropoli longobarda di Trezzo sull’Adda (Ricerche di archeologia altomedievale e medievale, vol. 12-13), a cura di E. Roffia, Firenze, All’Insegna del Giglio s.a.s., 1986;
PESENTI 2013 – M. Pesenti, Dal Medioevo al Neomedievalismo: Gaetano Moretti e la Prepositurale di Trezzo sull’Adda, Tesi discussa presso la Facoltà di Scienze dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Milano, rel. Prof. F. Scirea, 2013;
POGGIANI KELLER 2007 – Un approdo dei Celti golasecchiani sull’Adda, a Capriate San Gervasio, VI-V sec. a.C., a cura di R. Poggiani Keller, Bergamo, Comune di Capriate San Gervasio, 2007;
San Benedetto 1989 – San Benedetto in Portesana. Notizie e documenti (Collana di studi su Trezzo e il suo territorio, vol. 1), Trezzo sull’Adda, Biblioteca di Trezzo, 1989;
San Benedetto 1990 – San Benedetto in Portesana. Atti del Convegno celebrativo del IX Centenario di Fondazione, Trezzo sull’Adda, 23 settembre 1989. Il Priorato di Portesana e la valle dell’Adda nella Lombardia medioevale (Collana di studi su Trezzo e il suo territorio, vol. 2), Trezzo sull’Adda, Biblioteca di Trezzo, 1990;
SANT’AMBROGIO 1989a – D. Sant’Ambrogio, Il Priorato cluniacense di Trezzo in San Benedetto in Portesana. Notizie e documenti (Collana di studi su Trezzo e il suo territorio, vol. 1), Trezzo sull’Adda, Biblioteca di Trezzo, 1989, pp. 49-60 (che ristampa il testo I resti del priorato cluniacense di San Benedetto di Portesana presso Trezzo originariamente pubblicato in “Archivio Storico Lombardo. Giornale della Società Storica Lombarda”, s. III, vol. 2, a. XXI, fasc. IV, Milano, Fratelli Dumolard, 1894, pp. 390-397);
SANT’AMBROGIO 1989b – D. Sant’Ambrogio, La carta di donazione dell’agosto 1088 in San Benedetto in Portesana. Notizie e documenti (Collana di studi su Trezzo e il suo territorio, vol. 1), Trezzo sull’Adda, Biblioteca di Trezzo, 1989, pp. 61-69; (che ristampa il testo La carta di donazione del 1088 pel Priorato cluniacense di S. Benedetto di Portesana originariamente pubblicato in “La Scuola Cattolica”, s. IV, vol. IX, a. XXXIV, Milano, Pontif. Facoltà Teologica di Milano, 1906, pp. 405-408;
SCIREA 2005 – F. Scirea, Un contributo al Trecento lombardo: i dipinti murali della cappella del Crocefisso nella prepositurale di Trezzo sull’Adda in “Arte Lombarda”, nuova serie, 144 (2005/2), Cesano Maderno, ISAL, 2005, pp. 16-27;
SIRONI 2012a – S. Sironi, La chiesa di S. Stefano in Valverde: lo scavo e le visite pastorali in Archeologia medievale a Trezzo sull’Adda. Il sepolcreto longobardo e l’oratorio di San Martino. Le chiese di Santo Stefano e San Michele in Sallianense, a cura di S. Lusuardi Siena e C. Giostra (Istituto di Archeologia – Scuola di specializzazione in Beni Archeologici), Contributi di Archeologia, vol. 5, Milano, Vita e Pensiero, 2012, pp. 553-572;
SIRONI 2012b – S. Sironi, L’assetto insediativo di Trezzo sull’Adda: l’abitato e il castello in Archeologia medievale a Trezzo sull’Adda. Il sepolcreto longobardo e l’oratorio di San Martino. Le chiese di Santo Stefano e San Michele in Sallianense, a cura di S. Lusuardi Siena e C. Giostra (Istituto di Archeologia – Scuola di specializzazione in Beni Archeologici), Contributi di Archeologia, vol. 5, Milano, Vita e Pensiero, 2012, pp. 40-69;
SPALLA 2012 – E. Spalla, Chiese funerarie di fondazione privata in ambito rurale tra tarda antichità e alto medioevo: qualche spunto di riflessione in Archeologia medievale a Trezzo sull’Adda. Il sepolcreto longobardo e l’oratorio di San Martino. Le chiese di Santo Stefano e San Michele in Sallianense, a cura di S. Lusuardi Siena e C. Giostra (Istituto di Archeologia – Scuola di specializzazione in Beni Archeologici), Contributi di Archeologia, vol. 5, Milano, Vita e Pensiero, 2012, pp. 416-445;
SITOGRAFIA
Associazione Italiana Professori di Storia della Chiesa;
Portale di Storia Locale di Trezzo sull’Adda.
1 CAIMI 1877; DE MARINIS 1974; MAZZA 2002.
2 SIRONI 2012a, p. 555. La situla trezzese è uno dei reperti più preziosi della Sezione Preistoria-Protostoria del Museo Archeologico del Castello Sforzesco di Milano, li conservata fin dal dicembre 1869.
3 Gli oratori erano edifici religiosi con funzione funeraria fondati da laici d’alto o d’altissimo rango: SPALLA 2012.
4 Si vedano ad esempio i frammenti ceramici celtici dello scavo sotto la chiesa di S. Stefano o quella di S. Martino: SIRONI 2012a, pp. 555-557; LUSUARDI SIENA, GIOSTRA 2012, p. 131. Dal lato opposto del fiume, a San Gervasio, venne alla luce una tomba a pozzetto golasecchiana poco distante dall’antica Chiesa di S. Siro: POGGIANI KELLER 2007, p. 16.
5 Il primo, oggi sconsacrato, è collocato nei pressi del centro storico, attiguo ad un’area proprietà Mazza a metà del 1800: MAZZA 2002, pp. 55-64. La cascina è posta invece a circa 2,5 km dal nucleo trezzese e faceva anch’essa parte dei beni immobili intestati a Giuseppe Mazza a metà XIX secolo. Quella di Bernate era una chiesa campestre situata ad ovest di Trezzo in un’area oggi parzialmente edificata ed attraversata dalla SP2. La collocazione non è mai stata stabilita con precisione e pertanto non è possibile risalire al proprietario ottocentesco del terreno su cui sorgeva l’edificio. Il toponimo prelatino bernate, come d’altronde quello di trezzo, è comunque riconducibile ad una presenza celtica sul territorio.
6 La necropoli 1986.
7 Durante lo scavo si rinvenne pure una cisterna romana, a testimonianza della presenza umana nell’area fin dal I secolo a.C.. Ad inizio ʿ800 l’edificio verrà inglobato in una cascina, demolita nel 1991 per fare spazio a dei condomini. La chiesa originaria fu abbattuta già nel 1924: LUSUARDI SIENA, GIOSTRA 2012. Al principio dello scorso secolo è stata eretta una nuova cappella intitolata al santo, a circa cento metri a nord rispetto a dove si trovava quella antica.
8 SIRONI 2012b, pp. 52-53.
9 SIRONI 2012a, pp. 553-578.
10 La chiesa è assente dai citati documenti in quanto non era sottoposta all’autorità né del vescovo né del capovieve, ma le decime venivano corrisposte a chierici nominati dal proprietario laico che esercitava il diritto di patronato: San Benedetto 1989; San Benedetto 1990 (in particolare pp. 103-108); MAZZA 2002, pp. 41-52; SIRONI 2012b, pp. 48-52.
11 BONOMI 2013.
12 In questo articolo non si tratterà della Chiesa di Sant’Alessandro in quanto nella località Rocca (oggi Cascina Rocca) non risulta siano mai state rinvenute delle sepolture.
13 MORETTI 1933; SCIREA 2005; PESENTI 2013.
14 Documento trascritto in: MAZZA 1989, pp. 154-156. Dal latino medioevale crosa «anfratto», «sentiero scavato dall’acqua»: BOSELLI 1990, pp. 116-117.
15 ACT, Comune di Trezzo sull’Adda (1764-1897), cl. 1 (Acque e strade), 1/2 (13 dicembre 1784, Milano).
16 La chiesa è assente anche dal Liber Notitiae in quanto il compilatore del testo omette in genere di riferire del culto di S. Giorgio (come quelli di S. Ambrogio, S. Eugenio, S. Teodoro e S. Eufemia). Potrebbe trattarsi della ecclesia sancti Iorgii menzionata in un documento del 1264: SIRONI 2012b, pp. 51-54.
17 Si veda il testamento di Michele Mazza (12 marzo 1752) proprietario del terreno: MAZZA 2002, p. 33.
18 AMBROSINI, LUSUARDI SIENA 1986, p. 218 (e pp. 9 e 221 per ulteriori ritrovamenti antichi presso la vicina Cascina Figina).
19 Non viene qui considerata la Domus degli Umiliati in quanto sita nel territorio di Colnago (l’attuale Cascina dei Frati) pur se indicata come Domus de la costa de Trizio o Monasterium Humiliatorum de Trecio nei documenti più antichi: AMBROSINI, LUSUARDI SIENA 1986, pp. 200 e 220.
20 SANT’AMBROGIO 1989a, pp. 58-59; SANT’AMBROGIO 1989b, p. 64.
21 La sua prima menzione conosciuta è nella pergamena del 19 novembre 1264 relativa alle proprietà di S. Benedetto in Portesana: LUSUARDI SIENA, GIOSTRA 2012, p. 654.
22 Il giuspatronato è il diritto di “patronato” sul beneficio ecclesiastico spettante a chi ha costituito la dote patrimoniale del beneficio al momento della sua fondazione o l’ha incrementata successivamente. Il diritto poteva essere ecclesiastico, se goduto da enti, corpi o persone ecclesiastiche (come un monastero), oppure laicale. I possessori laici erano sovrani, feudatari, città o comunità rurali, parrocchiani, luoghi pii, associazioni, famiglie, singoli o privati. L’onore consisteva nell’obbligo per i rettori di questi benefici di recitare preghiere per i patroni ed i loro familiari. La pensione a favore dei patroni laici, solo se privati, gravava sulle rendite del beneficio in caso di loro miseria, valutata in base al tenore di vita consono alla propria condizione sociale: <http://www.storiadellachiesa.it>.
23 BONOMI 2014 (cui si rimanda anche per la scoperta dei corpi dei due gesuiti).
24 BCT, Fondo Arnaboldi-Gazzaniga, b. 12 (2 giugno 1820, notaio Baroggi Ignazio, Milano).
25 Ancora oggi in Val di Porto si trova una Cascina S. Domenico (sorgeva forse nei suoi dintorni il priorato?).
26 MAZZA 1989, p. 153.
27 Un frate Adeodato dei Crucigeri dice messa nella cappella del castello nel 1573: BAM, Manoscritti, F 126 inf., 188 (18 aprile 1573, il castellano Francisco Enriquez al cardinale Carlo Borromeo, Trezzo); 195 (21 aprile 1573, il castellano Francisco Enriquez al cardinale Carlo Borromeo, Trezzo). Almeno dal 1640 i crociferi tenevano anche la Chiesa di S. Stefano, che probabilmente ristrutturarono: SIRONI 2012a, pp. 563-564 (si veda anche in appendice le pp. 669-670).
28 Per la storia della loro sede trezzese: MAZZA 2002, pp. 34-37 e 81-86.
29 Ditte e botteghe 2012, p. 208.
30 Per la proposta di erigere un ospedale a Trezzo al principio dello scorso secolo: CADIOLI 1980, p. 113.
Nelle mie letture sto cercando di capire se la chiesa di san Giorgio fosse in origine stata fondata dai canonici della chiesa di san Giorgio in Cornate. Il nome dello stesso santo mi ha spesso incuriosito.
Nel XVI secolo fra le proprietà della chiesa di san Giorgio vi erano alcuni terreni a Trezzo, da dove nasceva la proprietà di tali beni? in un documento del 1517 si legge: ” investivit etc. ad medietatem etc. Petrum de Botanugho filiun quondam Gabriellis habitantem Tritii etc., ibi presentem etc., nominative de petia una terrae vineae iacente in territorio de Tritio etc. ubi dicitur ad Nespolum cui a mane domini Stephani de Cumis imparte et imparte clericatus qui tenetur per he-redum quondam domini Petri de Sablorum, a meridie domini Stephani de Cumis imparte et impar-te domini Thome de Curte, a sero dicti domini Thome, et a monte strata, perticarum duodecim vel circa.” Continuerò a ricercare.
L’articolo è ben fatto.
Buongiorno Alberto. Grazie del commento. Oltre alle Visite pastorali dell’Archivio Storico Diocesano di Milano, circa San Giorgio in Cornate d’Adda mi permetto di consigliarle lo spoglio dei notai roganti tra Quattro e Cinquecento nella confinante Trezzo: in ordine, gli Aresi (‘400) e gli Andrei (‘500), che potrebbero forse somministrare qualche dato utile; anche se intuisco dalla sua competenza che avrà già percorso queste fonti. Rilevo che specie gli Andrei attestano ampiamente gli interesse della famiglia Santi tra Trezzo e Paradiso. Se vorrà inviarci un transunto della sua indagine su San Giorgio, saremo lieti di metterlo in risalto su questo portale. Mi domando se ci sia qualche continuità devozionale anche con l’oratorio di San Giorgio sulla riva bergamasca dell’Adda, a Bottanuco. Con viva stima, Cristian B.
Grazie Cristian, l’oratorio di San Giorgio in Bottanuco, sembra essere di fondazione seicentesca e non ritengo che possa essere una fondazione generata da un’altra chiesa dedicata allo stesso santo, non mi sembra fosse usuale a quell’epoca, tuttavia, bisognerebbe fare qualche indagine in proposito.
Riguardo ai notai, grazie per il consiglio, non li conoscevo, appena possibile ne farò uno spoglio. Posso dire che agli inizi del 500 la località di villa Paradiso era detta Paradisi Sanctorum, ritengo che Paradisi fosse un toponimo per indicare questa località, in una pergamena del 1260 riguardante una permuta fra il monastero di Portesana e un abitante di Trezzo, un terreno “ubi dicitur silva longa” confinava a nord con gli eredi di Petrebelli Paradixi, ritengo che Petrebelli fosse del luogo Paradixi, segno che l’attuale Villa Paradiso fin dal 1260 era detta “del Paradiso”. Nei documenti del ‘500 il toponimo Paradisi Sanctorum potrebbe indicare che tale località apparteneva alla famiglia “de Sanctis”, cosa ne pensi?
Buongiorno Alberto! Grazie a te. Indubbiamente la famiglia Santi teneva la proprietà di Villa Paradiso. Oltre al testo dell’ottimo Beretta, a confermarlo sono numerosi atti rogati dagli Andrei trezzesi. I Santi avevano diversi parenti a Trezzo e, sul tardo Cinquecento, si imparentarono anche con i Cusani dell’attuale Cascina Rocca. La strada costiera tra i due siti, Cascina Rocca e il Paradiso Santi, annoda certamente le reciproche vicende famigliari.
Buongiorno Alberto,
dalle fonti in mio possesso non risulta esserci un collegamento tra la Chiesa di San Giorgio di Cornate e quella di Trezzo. Spesso vengono confuse ma si tratta di due edifici ben distinti di cui, sicuramente, il più importante è il primo in quanto centrale per l’abitato di Cornate mentre quello trezzese era periferico e forse privo di ulteriori agglomerati urbani. Se per la chiesa di Cornate è noto il periodo della sua fondazione, per quella trezzese non si nulla, né chi fu il promotore e nemmeno quando.
Non è strano che paesi vicini abbiano luoghi religiosi dedicati ai medesimi santi: sempre prendendo come riferimento Trezzo e Cornate, entrambi avevano una cappella/chiesa campestre intitolata a San Bernardo, protettore dei campi e del raccolto.
Non è strano nemmeno che enti religiosi o comunali abbiano terreni di proprietà in paesi confinanti. Ad esempio, la comunità di Concesa possedeva terreni a Trezzo e viceversa. Oppure la parrocchia di Concesa possedeva terreni a Trezzo e viceversa. Fintanto che si trattava di comuni limitrofi era nella normalità.
Un trezzese proprietario di beni immobili a Trezzo, trasferitosi a Cornate, poteva benissimo donare alla parrocchia di quest’ultimo paese tutti i suoi possedimenti anche se non erano ubicati nel comune di residenza.
Riguardo al documento di cui riporta la trascrizione le dico che la località ‘nespolo’ è nota, in quanto si tratta di un toponimo largamente presente ancora in atti notarili di fine 1800. Si tratta del triangolo formato da Via Cavour e Via vecchia per Monza, in zona semicentrale rispetto a Trezzo ed oggi completamente urbanizzata. Nella località forse rientravano anche le aree occupate dalle attuali Via del chioso e Via A. De Gasperi fino alla piazza del mercato. Il nome deriva ovviamente dall’antica presenza di alberi di nespolo. Nel vertice nord-est di questo triangolo (dove si incrocia con Via XXV aprile) si trova ancora oggi una cascina ottocentesca chiamata ‘Cascina Nespolo’.
Si tratta perciò di una zona molto distante rispetto a dove si trovava la Chiesa trezzese di San Giorgio o comunque dal confine con Cornate.
Distinti saluti
Gabriele Perlini
Grazie mille Gabriele, per le informazioni che hai scritto; hai ragione le due chiese di S. Giorgio non sono lo stesso edificio, mi chiedevo soltanto se quella di San Giorgio in Cornate più antica, possa essere stata una chiesa matrice per quella di Trezzo, perché entrambi i due territori hanno avuto una presenza di Longobardi, e a S. Giorgio, soprattutto dopo il 700, essi dedicheranno svariate chiese. L’assenza dai documenti del 1155, i quali elencano le chiese che pagavano la decima alla pieve di Pontirolo, della chiesa di S. Giorgio in Baraggia, come di tutte le chiese di Cornate e Porto, potrebbe sia indicare un’origine privata della chiesa, sia che essa venne costruita dopo tale data. La chiesa è assente anche dal Liber Notitiae opera della fine del XIII secolo in quanto il compilatore del testo omette in genere di riferire del culto di S. Giorgio, come quelli di S. Ambrogio, S. Eugenio, S. Teodoro e S. Eufemia. In un inventario dettagliato di tutte le proprietà terriere del monastero di S. Benedetto in Portesana, situato fra Trezzo sull’Adda e Villa Paradiso, compilato nel 1264, notiamo che detto monastero possiede diversi appezzamenti di terra “ubi dicitur ad sanctum Iorgium”, una località ri-cordata e definita come S. Giorgio, potrebbe indicare il luogo ove era situata la chiesa di san Giorgio anche se nel do-cumento non compare il termine chiesa. Nello stesso documento si citano due appezzamenti di terra, entrambi situati “ubi dictur ad Larocam” i quali confinano “a sero Sancti Iorgi”, con un terreno di proprietà di S. Giorgio, si intende che la proprietà e di una chiesa dedicata al Santo citato; in questo caso potrebbero essere terreni di proprietà di San Giorgio in Baraggia oppure di San Giorgio in Cornate, i terreni di S. Giorgio sono situati ad ovest della località “ad Larocam” che potrebbe essere identificacata con cascina Rocca, situata a sud dell’abitato di Trezzo, non lontano dall’Adda in direzione del monastero di Portesana. Inoltre nello stesso documento si afferma che un terreno di proprietà del monastero di Portesano situato “ubi dicitur ad Ravarollam” confinava a nord con un terreno di proprietà della chiesa di Cornate: “a monte ecclesie de Cornate”, in questo caso abbiamo la conferma che la chiesa di Cornate possedeva dei terreni in Trez-zo. Cf. Francois Menant, Giovanni Spinelli, Le pergamene di Portesana (sec. XII-XIV), in San Benedetto in Portesana, Trezzo, 1989, pp. 89-96. cosa ne pensi?
Buonasera,
si, sostanzialmente sono d’accordo su quanto scritto nei due libri dedicati a S. Benedetto. Il “sanctum Iorgium” citato potrebbe benissimo riferirsi sia a l’una che all’altra chiesa (ho comunque menzionato il documento nella nota 16 del mio articolo).
Attenzione però che l'”ubi dicitur ad sanctum Iorgium” non si riferisce al luogo in cui sorgeva la chiesa bensì ad un terreno di proprietà della chiesa stessa. Infatti nel mio articolo ho indicato come la Chiesa di S. Giorgio di Baraggia fosse ancora esistente alla visita pastorale del 1566, sebbene in stato di rovina e, probabilmente, demolita poco tempo dopo. Perciò la frase può benissimo riferirsi ad entrambe le chiese (quella di Cornate sicuramente già esistente). E’ anche vero che, nell’altro passo del documento che lei trascrive, per citare la chiesa cornatese viene usato “a monte ecclesie de Cornate” e non “ecclesie sanctum Iorgium de Cornate” pertanto si può supporre che il “sanctum Iorgium” si riferisca proprio alla chiesa trezzese, quindi già esistente nel 1264, e per cui non sarebbe stato necessario specificare la collocazione territoriale (“sanctum Iorgium de Trezio”).
Purtroppo, alla luce delle fonti attuali, non è possibile quindi sapere se la chiesa di S. Giorgio di Cornate sia stata di ‘ispirazione’ per quella trezzese.
La presenza dei longobardi a Trezzo è sicuramente legata alla costruzione delle scomparse chiese di S. Michele in Sallianense e di S. Martino, due santi largamente venerati da questa popolazione.
I libri dedicati al Monastero di San Benedetto furono molto importanti all’epoca della loro pubblicazione (1989-1990) in quanto riportavano la trascrizione di preziosi documenti, alcuni parzialmente già editi, dedicati a S. Benedetto ed a numerosi toponimi di località della zona.
Se già non lo ha fatto, le consiglio comunque di recuperare il vol. ‘Archeologia Medievale a Trezzo sull’Adda’ (2012) in quanto in parte riprende e conferma ed in parte corregge e precisa quanto riportato sui due tomi dedicati a S. Benedetto.
La pubblicazione è sicuramente il lavoro più preciso e dettagliato esistente sul tema dell’archeologia a Trezzo e dintorni quindi andrebbe tenuta come fonte primaria (nel dettaglio le prime centinaia di pagine sono fondamentali).
Per qualsiasi altro dubbio non esiti a chiedere!
Un saluto
Gabriele
Aggiungo inoltre alcune osservazioni in merito ai commenti precedenti:
– a Concesa esiste una “Via del paradiso”, oggi strada a fondo chiuso ma che, fino alla costruzione dell’autostrada, si sviluppava in entrambe le direzioni unendo l’attuale Largo G. Matteotti e la riva dell’Adda, all’altezza di Villa Gina. Il termine ‘paradiso’ indica la vista amena che si scorge da quella posizione rialzata rispetto al fiume (il toponimo esisteva ancor prima che venisse costruito l’immobile). Lo stesso significato aveva quindi ‘Villa Paradiso’ qui indicante chiaramente un edificio in posizione privilegiata. Non ci sono dubbi sul fatto che il Petrebelli Paradixi che cita si riferisce ad un uomo originario di Villa Paradiso e non alla località di Concesa (altrimenti si sarebbe chiamato Petrebelli de Concisa/Concixa);
– la famiglia Santi è presente a Trezzo fin dal XIII secolo. Come menzione più antica, a me risulta un Santus Alberto fu Giacomo abitante a Trezzo indicato in un documento del 1268 da me individuato;
– ‘silva longa’ si riferisce ad una porzione di terreno sopraelevata e di forma allungata posta in zona San Benedetto-Agriturismo le cave del ceppo, ed oggi completamente boscosa. Come giustamente precisa Cristian: era una strada costiera. Per maggiori dettagli consiglio nuovamente il tomo ‘Archeologia Medievale a Trezzo sull’Adda’ (nel dettaglio il saggio di Marilena Casirani);
– confermo pure io: ‘Paradisi Sanctorum’ significa proprio la proprietà Santi (almeno a partire dal XVI secolo). Da quanto tempo la famiglia avesse residenza li non saprei, non sono molto esperto su Villa Paradiso.
Un saluto
Gabriele