La Vergine col fiume fedele ai suoi piedi. Per generosa condivisione dell’autrice Lara Maria Rosa Barbieri, proponiamo un transunto del volume Il Santuario della Madonna del Bosco di Imbersago. Nel IV centenario dell’apparizione e del miracolo 1617-2017, edito a Milano nel 2018 con la prefazione di mons. Mario Delpini arcivescovo di Milano.
Nell’anno 1617 alli 9 maggio a ore 13 erano alcuni pastorelli, in numero di tre, dell’età dagli 8 ai 10 anni, della comune di Brisago [antico nome del paese di Imbersago all’inizio del XVII secolo, n.d.A.] con pecore ed altro bestiame nel mezzo di questo bosco in una valle, dove trovasi una viva fontana e questa valle chiamavasi Valle, o per dir meglio, Fontana, o valle del lupo, perché alcune volte quei pastorelli vedevano il lupo in questa valle, nella quale spesso assaltava le bestie. Accade che sopra questa fontana eravi una gabba, o come si dice una foresta di castano di tre rami, o pali, o stagie, sopra della quale alzando gli occhi uno di quei pastorelli vide un bellissimo riccio con le tinte castagne e, deposta la sacca pastorale, corse alla gabba a canto (sic) della fontana e, seguitato da un altro, salì, ruppe la rama del riccio e discese. Era questo riccio tutto verdeggiante aperto nel mezzo, con le sue castagne ben grosse e mature in numero di tre. Quei pastorelli, senza badare al riccio, levarono le tre vermiglie castagne, distribuitele fra di loro e poste nella saccoccia pastorale, raccolto il loro bestiame nell’ora ormai calda, si riavviavano alle loro case e quivi arrivati corsero a mostrare ai parenti il bel frutto, narrando loro d’averlo trovato nella valle del lupo del tal bosco pendente da un riccio spinoso e verde con le sue foglie nella rama d’una siepe sopra la tal fontana.
Attoniti i parenti e credendo alla narrazione dei semplici pastorelli; corsero alcuni alla detta valle per cercare la vuota corteccia e conservarla, ma non la rinvennero per quanta diligenza usassero. Divulgatasi in poco tempo tale notizia fra il popolo, da tanti si giudicò che fosse una meraviglia di Maria, che da pastorelli idioti non fosse ben dichiarata, né capita […].
Archivio Santuario della Madonna del Bosco di Imbersago,
Titolo XI, Miscellanea, Classe 2, Chronicus, vol. I, 1643-1907, f. 1
Questo il resoconto tramandato nei secoli da diverse fonti dell’evento miracoloso, del 9 maggio 1617, su cui si fonda la devozione per il luogo situato a nord dell’abitato di Imbersago, a 297 metri sul livello del mare, sulla sponda lombarda dell’Adda.
In origine ai piedi dell’albero prodigioso venne posto un segno, una semplice croce con un’immagine votiva, che rimase dall’epoca del miracolo fino al 1632. A seguito dei memorabili successi occorsi e alla sempre crescente devozione dei fedeli che si raccomandarono alla Madonna del Bosco il quadretto dovette apparire ben poca cosa e su un fondo di proprietà della famiglia Landriani, sopra una precedente cappella ipogea, ancora oggi denominata “scurolo”, fu eretto il Santuario.
L’impianto originario, affidato nel 1641 all’ingegnere Carlo Buzzi, a pianta ottagonale, fu elaborato nel solco della tradizione quattrocentesca degli edifici destinati al culto mariano e rimane ancora riconoscibile nel primo corpo di fabbrica appena varcato l’ingresso.
Portato a termine nel 1646 con il concorso delle oblazioni della popolazione, l’edificio venne successivamente ampliato: una prima volta, nel 1677, per volontà della famiglia Belgiojoso, su disegno dell’ingegnere Francesco Castelli, il quale aggiunse al primo un secondo ottagono ed, una seconda volta, nel 1888, su progetto dell’ingegnere milanese Giacomo Santamaria, con l’addizione in testata di un terzo corpo rettangolare ed il conseguente arretramento dell’altare verso il monte, che ha portato l’edificio alla forma attuale.
All’inizio del XIX secolo (1817-1824) veniva anteposta la Scala Santa: percorso ascensionale che dalla strada supera il dislivello sviluppandosi per 349 gradini, che, ancora oggi, i fedeli percorrono in ginocchio.
All’interno dell’edificio l’attuale decorazione delle pareti con pittura e stucchi è frutto di interventi di restauro condotti negli anni Settanta del XX secolo. Nel primo ottagono, rimangono appese due tele del pittore romano Eugenio Cisterna raffiguranti lo Sposalizio della Vergine e la Presentazione di Maria al tempio, opere dei primi decenni del secolo scorso, insieme ad altri due dipinti di scuola lombarda del primo Seicento con un Angelo annunciante e una Vergine Annunciata. Nel secondo ottagono si aprono lateralmente le due cappelle, ciascuna con il proprio altare: rispettivamente, quella di sinistra, che conserva ancora un dipinto di scuola cremonese della fine del Cinquecento con un Compianto, dono del cardinale Alessandro Crivelli, mentre quella di destra, un tempo dedicata alla Maddalena, accoglie ora una statua di San Giuseppe con il Bambino.
Sull’altare maggiore, in luogo di una tela che illustrava la vicenda del miracolo, opera di Filippo Abbiati in collaborazione con il pittore paesaggista Giuseppe Merati (ora ricollocata presso la Quadreria), in concomitanza con l’ampliamento ottocentesco, fu posta entro la nicchia una statua di legno della Beata Vergine, realizzata dalla ditta Giuseppe e Carlo Nardini di Milano.
La Madonna appare ai devoti dall’alto di un castano in fiore, “con soffusa malinconia guarda le sventure umane alle quali mostra Gesù Bambino” [Bollettino del Santuario, giugno 1954].
Dal 5 settembre 1897 il Santuario è affidato alla cura dei padri oblati vicari, “agricoltori che seminano ma non raccolgono mai”, come li ha definiti il beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster.
La memoria di questo arcivescovo (1929-1954) rimane viva e tangibile nei locali al primo piano della casa dei padri che custodiscono, oltre a una pregevole raccolta di ex voto, anche la stanza con gli arredi a lui appartenuti e qui trasferiti dall’Arcivescovado.
La Madonna del Bosco è anche luogo di “memoria giovannea”.
“(…) Il sorriso della mia infanzia, la custodia e l’incoraggiamento della mia vocazione sacerdotale”, con queste parole Papa Giovanni XXIII legava il suo ricordo al Santuario: qui veniva pellegrino con la famiglia e negli anni del seminario. Qui venne il 29 agosto 1954, ancora in veste di Patriarca di Venezia, per incoronare il simulacro della Vergine col Bambino.
In ricordo di questa particolare presenza rimane la colossale statua in bronzo, opera dello scultore Enrico Manfrini, che raffigura il Papa Buono benedicente, inaugurata nel 1962 e posta sul secondo stralcio della scalinata di accesso. Svetta su di un ampio basamento in marmo di Candoglia, dono della Veneranda Fabbrica del Duomo, con ai lati due bassorilievi che illustrano senza soluzione di continuità i momenti più salienti della vita del Pontefice.
Nella ricorrenza del 9 maggio 2017 l’attuale Rettore, padre Giulio Binaghi, ha celebrato il IV centenario dell’apparizione e del miracolo alla presenza del cardinale arcivescovo Angelo Scola. Lo speciale anno santo mariano di grazia è stato sottolineato dal decreto della Penitenzeria Apostolica con il quale Papa Francesco ha concesso una particolare indulgenza.
Lara Maria Rosa Barbieri
Lara Maria Rosa Barbieri, Il Santuario della Madonna del Bosco di Imbersago. Nel IV centenario dell’apparizione e del miracolo 1617-2017, prefazione di mons. Mario Delpini arcivescovo di Milano, Milano, Ancora, 2018.
[ISBN] 978-88-514-2066-6
L’Ecomuseo “Adda di Leonardo” ringrazia l’autrice, il Santuario Madonna del Bosco di Imbersago e il Rettore padre Giulio Binaghi.
bellissimo commento ed un buon libro sovente visito il santuario Sergio