Il seguente articolo è un estratto dalle relazioni compilate per Regione Lombardia in occasione del bando per il riconoscimento degli Ecomusei 2023, in seguito al quale l’Ecomuseo Adda di Leonardo è entrato ufficialmente a far parte degli Ecomusei riconosciuti dalla Regione. Le relazioni sono state scritte dalla coordinatrice, Tiziana Pirola, dal presidente, Marco Galli, e dal referente scientifico, Cristian Bonomi.
Il territorio
Il territorio di riferimento dell’Ecomuseo Adda di Leonardo, come individuato nello Statuto[1], comprende nove Comuni prospicienti il medio corso dell’Adda: Imbersago, Robbiate, Paderno d’Adda, Cornate d’Adda, Trezzo sull’Adda, Vaprio d’Adda, Canonica d’Adda, Cassano d’Adda e Fara Gera d’Adda. Tali Comuni, pur appartenendo a quattro provincie diverse (Lecco, Monza e Brianza, Milano e Bergamo) trovano caratteri identitari comuni nella relazione con i corsi di acqua che li attraversano e che ne hanno segnato la fisionomia: il fiume Adda, il naviglio di Paderno, il naviglio Martesana, la roggia Vailata e il canale Villoresi. Il territorio dell’Ecomuseo Adda di Leonardo è quindi segnato dal rapporto fra l’operosità umana e l’acqua, che ha dato forma alle vicende storiche attorno alle quali si snoda il rapporto fra popolazione e ambiente. Una storia di trasformazioni del paesaggio volte a sfruttare la risorsa-acqua: dagli antichi insediamenti celtici e romani, alle fortificazioni costruite a presidio dei guadi, passando per i mulini e i porti fluviali, e poi ancora i canali irrigui e i navigli, per arrivare alla modernità con lo sfruttamento dell’acqua a servizio delle fabbriche e per la produzione di energia idroelettrica. In sintesi, una storia di uomini e acque scritta nel paesaggio attraverso i secoli e che ancora oggi può essere letta e ritrovata percorrendo il territorio.
All’interno di questa visione del territorio, spicca come figura emblematica dell’ingegno e dell’operosità che trasformano il paesaggio per mettere l’acqua a servizio dell’uomo quella di Leonardo da Vinci, artista e ingegnere, che con l’Adda e i nostri luoghi ha intrattenuto un lungo rapporto di studio e ispirazione. Tuttavia, il nostro Ecomuseo è dedicato all’Adda di Leonardo, non è un “Ecomuseo di Leonardo”: il genio vinciano diventa un simbolo di tutti quegli uomini, noti e ignoti, che si sono applicati sulle sfide poste dall’ambiente naturale dell’Adda e hanno contribuito a plasmare il volto dei nostri luoghi.
L’Ecomuseo Adda di Leonardo si sviluppa lungo la dorsale dell’alzaia che, partendo dal traghetto a fune di Imbersago, segue il corso dell’Adda nei Comuni di Robbiate e Paderno. Qui l’alzaia corre tra il fiume e il naviglio di Paderno fino a Cornate, dove il naviglio si reimmette nell’Adda e prosegue verso Trezzo, dove, superata la doppia ansa a S del promontorio, raggiunge la frazione di Concesa, dove ha origine il naviglio della Martesana, che prosegue parallelo al fiume fino a Groppello d’Adda, frazione di Cassano. Raggiunta Cassano, confine a sud del territorio ecomuseale, la Martesana devia verso Milano – nel territorio del contiguo Ecomuseo Martesana – mentre l’Adda prosegue verso sud. All’altezza di Vaprio d’Adda, l’Ecomuseo ingloba anche la sponda sinistra, quella bergamasca, del fiume, con i territori di Canonica d’Adda e Fara Gera d’Adda.
Se l’alzaia rappresenta il filo che unisce i territori da nord a sud, la tessitura del territorio si completa estendendo lo sguardo oltre il fiume e inglobando i centri abitati e la campagna agricola con le sue ville e le sue cascine. Si tratta quindi di un territorio dalla duplice natura, acqua e terra, intrecciate fra loro nelle attività economiche che storicamente hanno caratterizzato questi luoghi: se l’acqua ha dato al territorio la pesca, la navigazione e il trasporto delle merci, le cave di ceppo dell’Adda, i mulini e poi le fabbriche (la cartiera Binda e il Vellutificio Visconti a Vaprio d’Adda, il Linificio e Canapificio Nazionale a Fara Gera d’Adda e a Cassano d’Adda, il vicino villaggio operaio di Crespi d’Adda) e le centrali idroelettriche (la “Angelo Bertini” e la “Carlo Esterle” a Cornate d’Adda, la “Guido Semenza” nella vicina Calusco d’Adda, la “Alessandro Taccani” a Trezzo sull’Adda, la “Italgen” a Vaprio d’Adda e la “Pietro Rusca” a Cassano d’Adda), la terra ha dato l’agricoltura e la gelsibachicoltura.
Il nostro Ecomuseo insiste quindi su un territorio che da un lato è fortemente antropizzato e presenta i caratteri della campagna agricola e degli abitati dove sui nuclei storici si è innestato un processo di sviluppo urbano non sempre dotato di grande pregio estetico, dall’altro invece mantiene sui versanti fluviali un’ampia estensione boschiva contenuta all’interno del Parco Adda Nord. Questa complessità restituisce una grande varietà di modi di esplorare il territorio, dall’intrico di sentieri nei boschi alle strade bianche che attraversano la campagna, andando oltre la linearità dell’alzaia. Obiettivo dell’Ecomuseo è quindi incoraggiare la riscoperta e la fruizione sostenibile dei luoghi sia da parte delle comunità locali, sia da parte dei visitatori, promuovendo il turismo di prossimità e il turismo lento e sostenibile. In questo la presenza del Parco regionale costituisce un fattore importante, in quanto il transito sull’alzaia è interdetto ai veicoli e quindi si dà un itinerario pedonale e ciclabile che si raccorda con il più ampio sistema cicloturistico delle Vie del Viandante. In particolare, il tratto di alzaia dell’Adda compreso nel territorio ecomuseale costituisce la seconda tappa del decimo percorso delle Vie del Viandante, noto come Sentiero di Leonardo[2].
Il patrimonio
Il legame fra la comunità e il suo territorio si rende visibile attraverso le differenti forme dell’heritage, concetto che fonde:
- L’eredità storica di beni immateriali, come le tradizioni e la memoria che fondano il senso di appartenenza e l’identità territoriale;
- Il patrimonio di beni materiali che costituiscono i segni tangibili di questa eredità, che possono essere letti attraversando il territorio.
Questi segni caratterizzano il paesaggio e lo rendono unico, in quanto esso riflette e restituisce la storia delle comunità che lo hanno plasmato nei secoli. L’heritage è inteso come eredità culturale vivente dei territori e delle popolazioni che li abitano, che si rende visibile in un processo di sviluppo di consapevolezza delle proprie radici, il quale poi si traduce in azioni di salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio e di sviluppo sostenibile, di tutela e trasmissione del patrimonio locale di beni culturali, luoghi della memoria, tradizioni, di valorizzazione della diversità culturale nella dimensione locale. L’Ecomuseo Adda di Leonardo opera quindi per favorire lo sviluppo sociale, ambientale ed economico in modo sostenibile, attraverso la partecipazione delle comunità che si riconoscono nel proprio heritage e contribuiscono alla sua valorizzazione.
Il quadro operativo attraverso cui l’Ecomuseo porta avanti la propria attività si esplica nella metafora che legge il territorio come un mosaico, in cui ogni elemento costituisce un tassello di un disegno più ampio, nel quale si può riconoscere l’identità del territorio nel suo complesso. Al contempo, la metafora del mosaico ci ricorda che il disegno non può esistere senza la specificità delle singole tessere, intese come elementi del paesaggio a forte valore identitario e sentimentale. Da questa prospettiva discendono due linee operative per gli Ecomusei:
- La tutela del patrimonio culturale locale, sia materiale che immateriale, al fine di raccogliere, conservare e rendere viva la storia. In questa linea d’azione si collocano le attività di ricerca, documentazione, censimento, divulgazione, nonché le attività volte alla conservazione, al restauro e alla protezione dei beni culturali e dell’ambiente naturale.
- La narrazione del patrimonio culturale locale, sia alle comunità, per fare in modo che esse possano conoscere e riconoscersi nella loro storia attraverso le generazioni, sia ai visitatori, che possono approcciarsi al territorio attraverso le chiavi di lettura ecomuseali. In questa linea d’azione si collocano le attività di costruzione di frame e narrazioni e le iniziative di outreach, coinvolgimento e partecipazione delle comunità locali (associazioni, operatori economici, scuole).
Patrimonio culturale e paesaggistico
Partendo dall’elenco di “scorci paesaggistici e testimonianze materiali e immateriali di grosso spessore storico, artistico, tecnologico” individuato all’Art. 3 dello Statuto e dagli elementi dell’areale individuati nell’Art. 4 dello Statuto, l’Ecomuseo Adda di Leonardo rivolge la propria opera di tutela e valorizzazione a una serie di luoghi individuati grazie a un processo partecipativo presieduto dal referente scientifico che ha coinvolto esperti di storia locale e testimoni della memoria, i quali hanno redatto articoli di approfondimento che costituiscono il cuore della mappatura dei beni ecomuseali. Al momento della stesura del presente progetto ecomuseale, tale lavoro è ancora in corso in quanto non per tutti i beni individuati è compiuto il lavoro di ricerca e scrittura della scheda di approfondimento. L’Ecomuseo Adda di Leonardo dispone inoltre di quattro stazioni ecomuseali – collocate presso l’ex oratorio dell’Addolorata presso l’incile del naviglio di Paderno, nelle ex centraline idroelettriche di Conca Madre e Conca delle Fontane e presso la Casa del Custode delle Acque a Vaprio d’Adda – che integrano l’esperienza di scoperta del territorio con approfondimenti di carattere divulgativo rivolti ai visitatori e costituiscono il perno dei “percorsi ecomuseali di conoscenza, visita e fruizione del territorio” (Art. 4, Statuto).
L’individuazione del patrimonio culturale e paesaggistico dell’Ecomuseo Adda di Leonardo parte dal lavoro svolto nel periodo antecedente alla costituzione del primo nucleo dell’Ecomuseo (8 maggio 2004) e durante la precedente gestione dell’Ecomuseo stesso, terminata nel 2018. In questo arco di tempo è stata prodotta una ricca documentazione di studi e ricerche che hanno definito i caratteri del progetto dell’Ecomuseo, gettando le basi per il lavoro di ricostruzione iniziato nel 2019 con la nuova gestione.
Un primo importante tassello nella definizione di un progetto museale per preservare e valorizzare quello che si percepiva come un paesaggio unico ma fragile è il progetto “Per un museo d’area dell’Archeologia Industriale del medio corso dell’Adda. Un progetto per il territorio”, presentato alla XVIII Esposizione Internazionale della Triennale di Milano – dedicata al tema “La vita tra cose e natura: il progetto e la sfida ambientale” – nell’ambito del Modulo Museale d’Area promosso dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Milano nel 1992. In questo progetto antesignano della costruzione dell’Ecomuseo si delinea una proposta di valorizzazione dell’archeologia industriale che si sviluppa sul territorio compreso fra il ponte San Michele a Paderno e il Linificio Canapificio Nazionale di Cassano d’Adda e Fara Gera d’Adda, coniugando strumentazione multimediale e percorsi di fruizione dei luoghi per offrire “una visione globale del territorio” che consenta “di pianificare visite e percorsi tematici, riassumendone la storia, l’architettura e l’ecologia dell’ambiente” (p. 57). Questa prima pubblicazione contiene suggestioni il cui valore permane a distanza di trent’anni, come la lettura proposta da Roberto Rossini:
in questi luoghi, dove una volta c’era il “paese”, oggi c’è il “paesaggio” […]. Un ambiente immaginato come spazio pieno, abitato dall’uomo e dalla natura antropizzata, ricco di storia ma anche ambiente “visivo”, percettivo, paesaggio. (p. 67)
Altre tappe significative di questo processo sono le opere “Salviamo l’Adda di Leonardo” curata dal Comitato Rotariano per il restauro delle chiuse dell’Adda (1995), a cui seguono la relazione dell’Assessorato all’Urbanistica di Regione Lombardia “Il recupero paesistico dell’Adda di Leonardo” (1998), e la pubblicazione “La Valle dell’Adda” (2005) promossa dal Parco Adda Nord. Nelle prime pubblicazioni si individuano come priorità la valorizzazione e il recupero del naviglio di Paderno come condizione necessaria per la creazione di un museo all’aperto, e si svolge un primo lavoro di mappatura degli elementi identitari che definiscono il territorio, sia in termini di ambiente naturale che di luoghi di interesse storico e culturale. Particolarmente degno di nota è il lavoro curato da Mario Roveda, promotore del Comitato rotariano per il restauro delle chiuse dell’Adda, in cui si procede a una prima mappatura degli elementi attorno a cui imperniare un progetto di conservazione, recupero e valorizzazione delle testimonianze storiche presenti sul territorio, si riportano notizie di carattere storico, tecnico e naturalistico e si ipotizzano itinerari di fruizione turistica a piedi, in bicicletta e in canoa, con un particolare focus sul tratto compreso fra Brivio e Trezzo sull’Adda. È da questi studi che discende l’idea di costituire un Ecomuseo su questo territorio, le cui finalità sono indicate già nel volume a cura di Mario Roveda nel 1995:
per il recupero di un notevole patrimonio di archeologia industriale, per la valorizzazione turistica e ricreativa di una natura splendida, rimasta miracolosamente intatta nel grande complesso antropizzato della Lombardia, e per un approccio culturale che mantenga vivo nella nostra mente il patrimonio di tradizioni e di usanze delle genti che in questo luogo vissero. (p. 87)
Tra gli interventi individuati come prioritari in questo volume è significativo citare la centralità del ripristino del Naviglio di Paderno, con il restauro delle opere idrauliche legate alle conche e delle centraline idroelettriche poste in corrispondenza delle conche stesse, l’allestimento di punti panoramici e aree picnic attrezzate e l’installazione di cartellonistica che offra ai visitatori informazioni sugli aspetti storici e culturali dei luoghi e dei beni presenti sul percorso, nell’ottica della creazione di un “museo all’aperto” (p. 91) che abbia come focus principali l’archeologia industriale e l’ambiente naturale.
Il lavoro promosso dal Comitato rotariano per il restauro delle chiuse dell’Adda trova riconoscimento, grazie al sostegno di Regione Lombardia, come parte del progetto europeo Canaux Historiques – Voies d’Eau Vivantes, che si colloca nell’ambito del programma TERRA, dedicato “alle zone dell’Unione Europea che per la loro specificità territoriale sono più vulnerabili e presentano un’accentuata difficoltà a sviluppare una strategia integrata del territorio”, come si legge nel progetto “Il recupero paesistico dell’Adda di Leonardo” (p. 6). In questo quadro viene elaborata la proposta di un intervento per il recupero idraulico, ambientale e museografico del naviglio di Paderno, con il coordinamento scientifico del professor Edo Bricchetti. In questo lavoro si individuano delle linee guida per un progetto di valorizzazione del paesaggio legato ai navigli, partendo in particolare dal ripristino del Naviglio di Paderno e delle sue conche di navigazione, con l’obiettivo di costruire un percorso museale di fruizione del territorio attraverso la creazione di stazioni museali nelle centraline idroelettriche delle conche. La creazione del museo diffuso ha una duplice valenza, didattica e turistica, volta a nutrire nelle nuove generazioni e nei visitatori la “consapevolezza dei valori rappresentati dalle comuni radici storiche e culturali” (p. 61) che si riflettono nelle forme dell’ambiente e del paesaggio.
Gli edifici esistenti potranno essere resi funzionali agli scopi prefissati e fungere da aree museali-laboratori. […] Le attività esterne si svolgeranno, invece, lungo i percorsi identificati per le loro valenze ambientali ed arredati con punti di osservazione panoramica e tecnologica. I percorsi a carattere storico, tecnico e ambientale si intersecheranno in alcuni punti con le funzioni museali e, tutti insieme, formeranno l’ossatura museografica dell’itinerario didattico. Le aree museali consisteranno in spazi aperti come conche per la navigazione ma anche aree vegetazionali, e spazi chiusi, interni agli edifici recuperati alla loro funzione museale. (pp. 62-63)
È in questo progetto che viene definito il primo nucleo territoriale del futuro Ecomuseo Adda di Leonardo, compreso fra Robbiate e Cornate d’Adda, e si ipotizza il ripristino dello Stallazzo come stazione di sosta e ristoro, di Conca Vecchia come museo storico del naviglio di Paderno, di Conca delle Fontane come museo dell’energia, di Conca Madre come laboratorio didattico di educazione ambientale con installazione di una centralina idroelettrica a scopo didattico, e di Conca di Mezzo come stazione museale dedicata alle conche di navigazione. Il ripristino della navigabilità lungo il Naviglio di Paderno costituisce il cuore del progetto, attorno a cui si sviluppano tutte le attività e le funzioni previste sul territorio.
L’Ecomuseo, riprendendo la visione delineata in questi primi studi e progetti, era originariamente imperniato attorno al Naviglio di Paderno e strutturato in 14 tappe, a loro volta articolate in 47 stazioni, che coprivano il tratto del medio corso dell’Adda compreso fra la diga di Robbiate e la centrale idroelettrica “Carlo Esterle” a Cornate d’Adda[3].
In seguito a un successivo ampliamento, l’Ecomuseo “Adda di Leonardo” ha incorporato un territorio più vasto[3] che parte dal traghetto leonardesco di Imbersago e si conclude nel centro storico di Cassano d’Adda, sviluppando un nuovo itinerario detto “Circuito Autareno”, un percorso ciclopedonale ad anello che parte da Groppello d’Adda e raggiunge Vaprio lungo l’alzaia del naviglio Martesana, attraversa il fiume sul ponte che congiunge Vaprio a Canonica e prosegue sulla sponda sinistra del fiume seguendo la roggia Vailata per poi raggiungere la diga di Sant’Anna e il canale di alimentazione del Linificio Canapificio Nazionale di Fara Gera d’Adda, tocca la Basilica Autarena (VI secolo d.C.) – da cui l’itinerario prende il nome – e attraversa nuovamente il fiume sulla passerella Pestalozza per ritornare al punto di partenza.
Nella pubblicazione “Addando in bici. Tra la greenway dell’Adda e il villaggio operaio di Crespi d’Adda” (2014) l’itinerario dell’Ecomuseo Adda di Leonardo è presentato come articolato in 16 tappe:
- Il traghetto di Imbersago
- La diga di Robbiate e la centrale idroelettrica “Guido Semenza”
- Il ponte San Michele tra Paderno e Calusco
- L’incile del naviglio di Paderno
- I Tre Corni
- Lo Stallazzo
- Il santuario della Madonna della Rocchetta
- La Conca Grande
- La centrale idroelettrica “Angelo Bertini”
- La centrale idroelettrica “Carlo Esterle”
- La centrale idroelettrica “Alessandro Taccani”
- L’incile del naviglio Martesana
- La riviera di Vaprio
- La Casa del Custode delle Acque
- La diga di Sant’Anna
- Il ruotone di Groppello
A seguito della ridefinizione del progetto ecomuseale operata dalla nuova gestione, a partire dal 2019, si è deciso di andare oltre questa impostazione di un ecomuseo fatto di stazioni per proporre una nuova visione di un ecomuseo articolato in percorsi, individuando tre chiavi di lettura trasversali al territorio: il fiume sacro, il fiume leonardesco e il fiume operoso. La nuova prospettiva di interpretazione del territorio consente di ampliare lo sguardo oltre il percorso che si snoda lungo l’alzaia dell’Adda e dei navigli, includendo anche i luoghi di interesse presenti nei paesi e nelle città, come chiese, edicole votive, ville e palazzi, e di valorizzare anche il patrimonio culturale legato alla vita agricola, come le cascine e i paesaggi della campagna lombarda. I tre filoni di lettura del territorio sono definiti in questo modo:
Il fiume sacro
La già citata pubblicazione “Salviamo l’Adda di Leonardo” (1995), esordisce affermando:
Sin dalla più remota antichità i fiumi, riguardati sotto il duplice aspetto dei benefìci che arrecavano con l’irrigazione e delle improvvise piene apportatrici di distruzione e di morte, erano considerati sacri e venivano venerati e blanditi con numerosi riti propiziatorii. (p. 12)
La dimensione sacra del fiume riflette l’ambivalente rapporto dell’uomo con l’acqua, da un lato risorsa necessaria alla vita e allo sviluppo, dall’altro potenza distruttiva. L’uomo antico teme la natura abitata dagli dèi e intrattiene con il fiume un colloquio rituale. Sul Tevere, i Latini affidano così il cantiere del Ponte Sublicio al collegio sacerdotale dei Pontefici; nel Medioevo, è l’ordine monastico dei Benedettini a disciplinare paludi e selve, che la leggenda narra infestate da draghi o ninfe. Anche l’Adda fu allora una capricciosa divinità, davanti a cui inginocchiarsi tremanti. Le sue acque erano sacre e indisponibili all’umana manomissione. Il drago Tarantasio, che infestava leggendariamente il fiume, raffigura con le sue spire le insidie stesse dell’Adda. Sulla riva, la devozione più insistente resta quella mariana, che istituisce spesso culti d’acqua al femminile. Questa tradizione testimonia una superstite mistica del fiume: rispetto, amore, venerazione presso sorgenti talora considerate miracolose. Tra questi luoghi di culto si staglia il Santuario della Madonna della Rocchetta, giurisdizione territoriale di Paderno e spirituale di Cornate d’Adda: più a nord il Santuario di Santa Maria del Lavello e il Santuario della Madonna della Pace di Airuno; più a sud il Santuario della Divina Maternità di Concesa e la Madonna del Miracolo nella chiesa di San Dionigi a Cassano d’Adda.
Il fiume leonardesco
Dal sito della Rocchetta, il panorama sull’Adda è assorto e totale: nella corrente si leggono i moti fondamentali dell’acqua (flusso, vortice, onda) che Leonardo da Vinci ritrasse durante i soggiorni lombardi, lasciando i suoi passi anche su questa riva. Studiò la fattibilità di un’audace conca a pozzo presso la località dei Tre Corni. Ai vortici del fiume il maestro ispira i ricci immortali delle bibliche figure che dipinge. Specie il foglio 911 del Codice Atlantico dichiara la famigliarità del genio con il medio Adda, dove ritrae inoltre il traghetto tra Canonica e Vaprio (Windsor, RCIN 912400) e quello di Cassano d’Adda (Manoscritto K di Francia, 99). Lungo questo tratto, dispositivi simili consentivano il valico del fiume in almeno sei punti: erano porti natanti assicurati a una fune e sostituiti poi da ponti stabili in muratura o reticolari. Sopravvive soltanto il traghetto di Imbersago, detto leonardesco in ragione degli studi condotti dal maestro sui traghetti fratelli di Vaprio e Cassano d’Adda. Il genio vinciano contempera il rispetto per la natura e la contabilità delle acque: è artista affascinato dai vortici e insieme ingegnere idraulico chiamato a domarli. I suoi appunti circa la fattibilità del Naviglio di Paderno rilanciano la domesticazione del fiume sacro, il tentativo di ridurre l’Adda da capricciosa divinità a dispositivo idraulico. Solo la trascrizione matematica della realtà manda gli dèi in esilio, calcola laicamente le acque senza farne mitologia e sancisce la vittoria del numero sulla parola. L’ascia cala alla radice delle querce, che non sono più sacre ai druidi; le cave cariano il versante, dove un tempo sedeva il dio; il fiume si riduce all’obbedienza.
Il fiume operoso
Il territorio su cui insiste l’Ecomuseo “Adda di Leonardo” è caratterizzato dal ruolo che ha svolto nello sviluppo industriale lombardo fra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900, quando sulle rive dei fiumi sorsero centrali idroelettriche, cartiere e stabilimenti tessili. L’industria ha trasformato i modi di vivere delle comunità che vivevano lungo le sponde, promuovendo la creazione di villaggi operai come quelli di Crespi d’Adda e Fara Gera d’Adda, favorendo lo sviluppo dei collegamenti come le passerelle pedonali e modificando i ritmi di vita, prima prevalentemente legati alla dimensione rurale, alla stagionalità dei lavori dei campi. Il fiume operoso è quindi il filone tematico di lettura del territorio che raccoglie le straordinarie testimonianze di archeologia industriale presenti lungo il fiume: dalle otto centrali idroelettriche storiche al Mulino Colombo di Paderno, uno dei primi mulini alimentati dall’energia elettrica in Italia, alle centraline progettate da Federico Wyttenbach per sfruttare i salti in corrispondenza delle conche del naviglio di Paderno, per arrivare alla cartiera Sottrici Binda e al Vellutificio Visconti di Vaprio d’Adda, al Linificio Canapificio Nazionale di Cassano d’Adda e di Fara Gera d’Adda, e includendo naturalmente anche il villaggio operaio e il cotonificio di Crespi d’Adda, questi beni documentano una nuova relazione fra l’uomo e l’acqua, che diventa forza motrice del progresso.
Questa nuova impostazione favorisce la leggibilità del territorio nel suo insieme e la costruzione di un’identità territoriale unitaria, superando la frammentazione nei diversi Comuni grazie all’individuazione di linee narrative forti e radicate nel sentire delle comunità locali. La prima, il fiume sacro, si lega alla devozione popolare e accoglie la presenza di ben due cammini religiosi che attraversano il territorio ecomuseale: il Cammino di San Colombano (che ha tappa nella chiesa di San Colombano di Vaprio d’Adda) e il Cammino di Sant’Agostino (che ha come tappe sul territorio il Santuario della Madonna del Bosco di Imbersago, il Santuario della Madonna della Rocchetta di Paderno, il Santuario della Divina Maternità di Concesa e la Madonna del Miracolo di Cassano d’Adda). La seconda linea narrativa accoglie la figura di Leonardo da Vinci, presente con forza straordinaria nell’immaginario collettivo a livello locale, dove la tradizione popolare attribuisce all’artista rinascimentale la paternità di numerosi beni presenti sul territorio anche laddove le fonti storiche si esprimano diversamente (ad esempio, le conche del naviglio di Paderno e la noria di Groppello). Infine, la terza linea narrativa, legata alle importanti testimonianze di archeologia industriale presenti sul territorio, abbraccia idealmente anche il vicino villaggio operaio di Crespi d’Adda, inserito nella World Heritage List dell’UNESCO dal 1995, e lo inscrive in una storia più ampia, quella dello sviluppo industriale lombardo mosso dalla forza dell’acqua.
Patrimonio materiale e immateriale
L’Ecomuseo svolge una funzione di raccordo fra la comunità, che trova nelle narrazioni dell’identità locale sostenute dall’Ecomuseo una cornice entro cui raccontarsi e ritrovarsi, e i visitatori, che trovano in esse una chiave di lettura dei luoghi ricca di suggestioni emotive e di ricchezza culturale. L’Ecomuseo raccoglie e interpreta la memoria delle comunità e le narrazioni che le comunità costruiscono su sé stesse, il cui significato viene messo in circolo nella costruzione del senso di appartenenza e di identità. Nel farlo, “distilla” delle tracce che diventano chiavi di lettura del territorio, a servizio della sua valorizzazione.
L’Ecomuseo Adda di Leonardo non ha in gestione diretta nessun bene culturale presente sul territorio e pertanto la sua azione sul patrimonio materiale è necessariamente limitata nella linea operativa della tutela. Su questo fronte l’azione dell’Ecomuseo si esplica soprattutto sul fronte della narrazione, attraverso ad esempio la collocazione lungo l’alzaia dell’Adda di pannelli di informazione turistica, il coinvolgimento degli studenti in progetti PCTO imperniati sull’utilizzo degli strumenti digitali per raccontare il territorio e un attento lavoro sui social per presentare attraverso immagini e video la bellezza dei luoghi.
Per quanto riguarda invece il patrimonio immateriale, la sfida dell’Ecomuseo si gioca sulla tradizione dei dialetti, dei culti popolari, degli usi agricoli e culinari, delle leggende e delle testimonianze orali. Il nostro referente scientifico si è occupato di revisionare e introdurre una raccolta di memorie a firma di Giuseppe Baghetti (Trezzo sull’Adda, 1936): Cara Martina. Breve diario del Novecento a Trezzo. L’opera coinvolge frequenti espressioni dialettali, leggende e tradizioni rurali, memorie della Seconda guerra mondiale vista con occhi di bambino. A partire da questa edizione, patrocinata dall’Ecomuseo, è stato possibile introdurre un raffronto tra gli altri dialetti dell’Adda, ravvisando continuità e variazioni specie nel dialogo aperto con cultori dei vernacoli locali: tra gli altri, soprattutto Giuseppe Riva per Vaprio d’Adda. Una stessa parola (è il caso del tutulo, torsolo sgranato della pannocchia) ha spesso nomi diversi tra i Comuni aderenti all’Ecomuseo (mulìn, bucum, resulì): una cangiante ricchezza che allude a etimi e lingue diversi. Il referente scientifico dell’Ecomuseo ha contribuito con un saggio (Il tempo danzante. Riti agresti nel calendario cristiano) al volume La brocca di Sambuco. Religiosità, credenze e tradizioni popolari nelle terre ambrosiane in Età Moderna (2022, edizione promossa dall’Archivio storico diocesano di Milano), restituendo gli usi agricoli, devoti e carnascialeschi anche nel territorio ecomuseale, testimoniati da interviste dirette e dalle visite pastorali sul territorio ambrosiano tra Cinque e Settecento.
Individuazione partecipata
L’individuazione partecipata dei beni emergenti sul territorio ecomuseale si è espressa in forme diverse:
- I cultori di storia locale sono stati incoraggiati a condividere le competenze maturate sul singolo territorio comunale, firmando articoli per il portale on-line dell’Ecomuseo. Oltre a tessere relazioni proficue in seno al Centro d’interpretazione, questo scambio di informazioni ha consentito una migliore visuale (più panoramica) sulla varietà e la rilevanza dei beni del territorio, scelti come argomenti d’articolo. Il confronto tra gli storici locali ha inoltre consentito di incrementare la biblioteca ecomuseale di titoli altrimenti poco noti. In esito a questa collaborazione, il referente scientifico ha stilato la bibliografia generale del territorio che si pone in calce, elencando i titoli che hanno consentito di perfezionare l’individuazione dei beni ecomuseali.
- Le Pro Loco di zona e le guide turistiche abilitate sono state incoraggiate perché aderissero al libro soci e stilassero una presentazione del territorio in cui si impegnano, così da contribuire alla messa a fuoco dei beni e degli itinerari. Questa condivisione d’informazioni configura anche una condivisione di intenti nel rappresentare più ampiamente il territorio oltre il proprio immediato campo d’azione.
- L’Ecomuseo ha partecipato al progetto Altra Adda per una segnaletica utile a individuare sentieri secondari rispetto al tracciato principale dell’alzaia. In quella sede, specie grazie alla coordinatrice, è stato possibile descrivere e mettere in itinerario alcuni scorci meno noti del panorama ecomuseale. Il confronto con il gruppo di lavoro ha arricchito la pubblica consapevolezza del territorio.
Mappa cartografica
Fin dal 2020 e in costante aggiornamento, i beni dell’Ecomuseo sono stati mappati in Google Maps, creando un itinerario richiamato anche sul portale on-line. La proposta dei siti emergenti eccede il consueto elenco dei luoghi a maggiore attrattiva turistica (centrali, castelli, fiume Adda) a vantaggio di un’attenzione aggiunta per ville patrizie e cascine storiche. La mappatura georeferenziata conta 115 beni di interesse culturale e naturalistico.
Struttura e tematiche principali
Il novero dei 14 beni, elencati per punti all’art. 4 dello Statuto ecomuseale 2019, ha rappresentato l’inizio di una riflessione partecipata allo scopo di censire beni ulteriori e disporli in una narrazione integrata. In questa direzione, l’Ecomuseo ha proposto un racconto dei luoghi d’interesse non più scanditi per punti ma secondo linee narrative che mettessero in risalto le “somiglianze di famiglia” tra i territori dei nove Comuni associati e la continuità storica indispensabile per interpretarne correttamente i siti oltre la frammentarietà di cui spesso soffrono le edizioni di storia locale e la promozione turistica a cura delle Associazioni di zona. In occasioni pubbliche, quali presentazioni, conferenze e inaugurazioni, l’Ecomuseo ha ribadito questa postura interpretativa a partire da una nuova poetica: il fiume sacro, il fiume leonardesco, il fiume operoso (cfr. Patrimonio culturale e paesaggistico). Questo trittico consente di uscire da una presentazione del territorio per punti, percorrendo piuttosto la cerniera dell’Adda per avvertire tra i luoghi una continuità non più solo di carattere geografico ma soprattutto storica e culturale. Per il fiume sacro, è il caso dei santuari mariani e dei cammini devozionali (Sant’Agostino e San Colombano); per il fiume leonardesco è il caso dei luoghi d’ispirazione per il genio vinciano (forra d’Adda, promontorio di Concesa, traghetti di Vaprio e Cassano) ma è anche il caso dei traghetti (quello superstite di Imbersago a colloquio con i porti natanti sostituiti da ponte a Trezzo, Vaprio e Cassano); per il fiume operoso, è il caso delle centrali idroelettriche (Edison di Calusco e Cornate, Enel di Trezzo, AddaEnergi di Crespi e Fara, Italgen di Vaprio, Eneco di Cassano) ma è anche il caso degli opifici storici (Rolla di Trezzo, VELVIS e Binda di Vaprio, LCN di Fara e Cassano in colloquio con il sito UNESCO di Crespi, riscoprendo questo villaggio operaio al confronto con le residenze per operai di Fara e Vaprio). Oltre che in pubbliche occasioni, questa narrazione in tre tempi è stata proposta in collaborazione con Fondazione Micron per struttura l’app gratuita Adda di Leonardo (2021) affinché cadenzasse la presentazione dei luoghi, raccontati dagli studenti degli istituti coinvolti (Lussana di Bergamo e Marconi di Dalmine). Anche le due edizioni de L’impresa elettrizzante nascono in esito a questa svolta narrativa, dal punto alla linea, inducendo una lettura più ampia e articolata del territorio, un’interpretazione più integrata della sua storia, del suo patrimonio e dunque (a partire da questa percezione) una collaborazione più estesa tra i suoi abitanti, le Associazione, i Comuni e le Società idroelettriche coinvolte all’apertura congiunta delle centrali presenti sul territorio.
Itinerari culturali e integrazione di luoghi di cultura
L’itinerario principe che unisce geograficamente e storicamente i Comuni dell’Ecomuseo è l’alzaia rivierasca all’Adda. Il rifacimento dei pannelli di informazione turistica dislocati lungo questo tragitto ha rilanciato l’importanza pratica e simbolica del percorso in riva al fiume come traccia di unione intercomunale. In questa direzione l’Ecomuseo si è ulteriormente impegnato a identificare e valorizzare i sentieri laterali all’alzaia in almeno due progetti: la segnaletica di Altra Adda, la cui progettazione ha attivamente coinvolto l’Ecomuseo; la riscoperta dell’itinerario di Val di porto, parallelo all’alzaia tra Cornate e Trezzo, con una pubblicazione firmata dal referente scientifico e pubblicata dal Comune di Trezzo. Sull’alzaia e sui sentieri che da essa si dipartono si iscrivono tre itinerari culturali di rilevanza regionale: il Sentiero del viandante, che consente al territorio ecomuseale di uscire da sé stesso e aprirsi al confronto con i panorami più a nord, e il Cammino di San Colombano e il Cammino di Sant’Agostino, segnati da una tradizione devozionale riconducibile alla prima “anta” (il fiume sacro) del trittico in cui si articola la narrazione ecomuseale. Il contributo economico dato dall’Ecomuseo alla realizzazione dell’opera di Caterina Barbuscia e Valeria Beretta, Il Cammino di San Colombano (Terre di Mezzo, 2022), intende rimarcare l’importanza di riscoprire il nodo dei sentieri come luogo di interpretazione culturale e turistica in misura più ampia, sostenibile e meno frammentaria.
Dal 2019 il rapporto tra l’Ecomuseo e il Parco Adda Nord si è sviluppato in patrocini congiunti su iniziative condivise e in progetti diversi: conferenze, presentazioni, visite teatralizzate al territorio; sopra tutto, il più recente esito di questa collaborazione è l’allestimento della stazione ecomuseale di Conca Madre, i cui contenuti sono stati proposti dall’Ecomuseo ma realizzati con l’impegno economico del Parco. L’occasione è stata propizia per confermare questo dialogo anche circa le modalità di rappresentazione del territorio. L’allestimento si propone infatti di identificare alcuni temi trasversali al panorama (i ponti – simbolo intenso di unità, i traghetti, gli opifici) oltre l’inestimabile specificità di ogni Comune, di ogni dialetto, di ogni cortile. Le aperture turistiche promosse e coordinate dall’Ecomuseo proseguono questo esercizio di convergenza, sia nel narrare il territorio sia nel coinvolgere la cittadinanza in questa narrazione. Per Mio e di tutti, apertura congiunta di beni diversi in diversi Comuni, così come per l’Impresa elettrizzante (I e II edizione) nella cui occasione hanno aperto lungo l’Adda le centrali idroelettriche di vari gestori, la promozione dell’iniziativa è stata mediata dai Comuni e dalle Biblioteche comunali, preziosi punti di snodo per la divulgazione al pubblico. La Galleria del Premio Morlotti presso il municipio di Imbersago e la Quadreria Crivelli presso la biblioteca comunale “A. Manzoni” di Trezzo sono due emergenze del territorio. L’Ecomuseo ha già coinvolto entrambe le sedi culturali, descritte da articolo sul portale on-line, ma si prefigge di indurre una collaborazione più stringente tra i due siti, auspicandone l’apertura congiunta o su giorni attigui del week-end.
Relazione a cura di Cristian Bonomi e Tiziana Pirola
Bibliografia generale
- AAVV, E la parola scolpì la pietra. Il Romanico di San Colombano a Vaprio d’Adda, 2019
- AAVV, Il cimitero del nuovo villaggio operaio Crespi sull’Adda. In: L’Edilizia Moderna, anno VI, I, 1897, pp. 3-4
- AAVV, La Madonna di Concesa o la Madonna del latte. Santuario della Divina Maternità dei Padri Carmelitani Scalzi – in Concesa (Trezzo s/Adda), Milano, 1984
- AAVV, Ricordi dal Linificio, documenti e testimonianze del Linificio canapificio nazionale di Cassano d’Adda, s.l. 2007
- AAVV, San Benedetto in Portesana. Notizie e documenti (Collana di studi su Trezzo e il suo territorio, vol. 1), Trezzo sull’Adda, 1989
- AAVV, San Benedetto in Portesana. Atti del Convegno celebrativo del IX Centenario di Fondazione, Trezzo sull’Adda, 23 settembre 1989. Il Priorato di Portesana e la valle dell’Adda nella Lombardia medioevale (Collana di studi su Trezzo e il suo territorio, vol. 2), Trezzo sull’Adda,1990
- A. Amoroso, Una storia per Trezzo, Trezzo sull’Adda 1985
- V. Alberganti, A. Castagna, Le centraline alle conche del Naviglio di Paderno d’Adda: un sistema idroelettrico locale tra passato e futuro, 2020
- Associazione Culturale Museo d’Area dell’Adda, Guida al modulo museale d’area del medio corso dell’Adda: presentato alla XVIII Esposizione Internazionale della Triennale di Milano,1992
- A. Bacchiet, Dalla notte dei tempi un monumento: il S. Colombano di Vaprio, 1996
- A. Bacchiet, Il monasterolo: dal convento vallombrosano alla villa di delizie, 2008
- L.M.R. Barbieri, Il Santuario della Madonna del Bosco di Imbersago. Nel IV centenario dell’apparizione e del miracolo 1617-2017, Milano, 2018
- R. Beretta, Cornate d’Adda. Note di Storia, Carate Brianza, 1953
- C. Bertolini, Il ponte di Paderno: storia e struttura, 1989
- M. Bettini, E. Lissoni (a cura di), L’Edipo Ritrovato, Capriate San Gervasio, 2004
- E. Bonanomi, Traghetti sull’Adda, Barzago, 2000
- Padre G. Bongioanni, Spunti di vita pastorale della Parrocchia di Concesa,1820-1980, Concesa, 7 agosto 1982 (dattiloscritto conservato nella sezione di Storia Locale della Biblioteca Comunale ‘A. Manzoni’ di Trezzo sull’Adda, faldone Concesa);
- C. Bonomi, S. Confalone, I. Mazza, Ditte e botteghe del novecento a Trezzo sull’Adda (1900-1960), Trezzo sull’Adda, 2012
- C. Bonomi, M. Donadoni, R. Tinelli, Fabbrica di Luce. La centrale idroelettrica Alessandro Taccani di Trezzo sull’Adda, Missaglia, 2015
- C. Bonomi, La pietra e l’incenso: la Val di porto a Trezzo sull’Adda, 2021
- C. Bonomi, Le rive al porto e il traghetto di Trezzo, Trezzo sull’Adda, 2017
- F. Bianco, Il restauro della “Pietà tra i santi Ambrogio e Girolamo” di Giovanni Ambrogio Della Torre, riscoperto artista del Rinascimento lombardo. Riflessione sull’utilizzo e sul comportamento nel tempo di materiali di comune impiego nelle contemporanee pratiche di restauro, tesi di laurea magistrale, Università degli Studi di Torino, a.a. 2014-2015
- E. Bricchetti, Guida al Naviglio Piccolo de Martesana, 1998
- E. Bricchetti, A. Ceresa, G. Donadelli, L. Gnecchi Ruscone, G. Granacci, L. Rauzino, Luca, M. Roveda, Salviamo l’Adda di Leonardo, Comitato rotariano per il restauro delle chiuse dell’Adda, 1995
- P.L. Cadioli, Valverde. Cenni storici – Attività – Folklore di Trezzo sull’Adda, II edizione (aggiornamento e aggiunte a cura di Carlo Giacomo Boisio), Trezzo sull’Adda, 19807
- A. Castagna, Il Naviglio di Paderno. Un’opera pubblica nella Lombardia del secondo Settecento, Milano 2016
- M. Chignoli, Fonti per la storia della cartiera di Vaprio d’Adda (1445-2007), 2013
- L. Cortesi, All’ombra dei cipressi. Il cimitero morettiano nel villaggio Unesco di Crespi d’Adda, Parrocchia del SS. Nome di Maria, Crespi d’Adda, 2008
- L. Cortesi, Crespi d’Adda, villaggio ideale del lavoro, III edizione, Bergamo 2005
- A. Crespi (a cura di), La Quadreria Crivelli di Trezzo sull’Adda, Trezzo sull’Adda, 2014
- R.C. De Marinis, La situla di Trezzo (Milano), in Varia Archaeologica, Brežice, I, 1974, pp. 67-86
- L. Ferrario, Trezzo e il suo castello. Schizzo storico, Milano,1867
- M. Galbusera, L. Fornaroli, Cassano d’Adda dieci x dieci: cento motivi per scoprire Cassano: guida tematica, 2020
- F. Gallo, Breve Storia della Parrocchia di S. Giuseppe in Porto d’Adda, Cornate d’Adda, 1998
- V. Longoni, Imbersago: il fiume, le torri, le chiese, le ville nella storia di Imbersago, Imbersago, 2002
- S. Lusuardi Siena e C. Giostra (a cura di), Archeologia medievale a Trezzo sull’Adda. Il sepolcreto longobardo e l’oratorio di San Martino. Le chiese di Santo Stefano e San Michele in Sallianense, Milano, 2012
- M. Magni, I Grandi Affreschi di Vanni Rossi nella Chiesa Parrocchiale di Porto d’Adda, Cornate d’Adda, 2002
- A. Magni, D. Magni, Santuario e Convento della Divina Maternità dei Padri Carmelitani Scalzi, in Concesa (Trezzo S/Adda) – MI –, Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura, Storia dell’Architettura, Anno accademico 1987- 1988, Milano, 1987/1988
- E. Malara, Leonardo, Vanvitelli e Bellotto a Vaprio d’Adda: disegni e vedute del porto de “la Canonica”, 2005
- M. Manfredini, Il viadotto di Paderno sull’Adda: 1889-1989, Merate 1989, II 2022
- I. Mazza, Dall’antica Famiglia Mazza all’Opera Pia. Cronache di un patrimonio e di una donazione, Trezzo sull’Adda, 2002
- I. Mazza, La casa sulla ripa di Concesa dai Pozzi da Perego ai Bassi di Milano, Trezzo sull’Adda, 2007
- I. Mazza, La chiesa della Beata Maria Vergine Assunta a Concesa di Spirito Maria Chiapetta, storia, modifiche all’arredo e restauri, Concesa, 1996
- E. Meani, Cenni Storico-Statistici sul Comune di Cornate, Treviglio, 1877
- F. Molteni, Il mistero dei Mort de San Cerech e di Campo san Maurizio a Porto d’Adda, Cornate d’Adda, 2007
- G. Moretti, La chiesa prepositurale plebana di Trezzo sull’Adda, Milano, 1933
- R. Ornaghi, Il Cammino di Sant’Agostino, Annone Brianza, 2009
- C. Pagani, Decretum super flumine Abduae reddendo navigabili, la storia del primo naviglio di Paderno, 2003
- A. Panzeri, Canonica d’Adda: Storia, Personaggi, Avvenimenti, Curiosità, 2019
- E. Parma, L’eternità di Cornate d’Adda – Scavi archeologici dal 1995 al 2003, Sesto San Giovanni 2004
- Padre F.A. Piantoni, La Madonna di Concesa, ossia notizie intorno al Santuario e Convento di Concesa, Piacenza, 1888
- A. Porro (a cura di), Cent’anni di vita a Cornate d’Adda: 1890-1990, 1991
- G. Petruzzo, M. Mauri, La Valle dell’Adda, Missaglia, 2005
- G. Petruzzo, Addando in bici. Tra la greenway dell’Adda e il villaggio operaio di Crespi, Missaglia, 2014
- Regione Lombardia, Assessorato all’Urbanistica, Il recupero paesistico dell’Adda di Leonardo. Progetto per la valorizzazione del paesaggio dei Navigli – linee e proposte d’intervento nell’ambito del programma comunitario “TERRA” (Deliberazione della Giunta regionale 26177/97), Bollettino Ufficiale Regione Lombardia n. 39 – Edizione Speciale del 2 ottobre 1998
- E. Roffia (a cura di), La necropoli longobarda di Trezzo sull’Adda (Ricerche di archeologia altomedievale e medievale, vol. 12-13), Firenze, 1986
- E. Sala (a cura di), La battaglia di Cassano: protagonisti, storia e vicende umane della battaglia del 16 agosto 1705 e della guerra di successione spagnola in Lombardia, 2005
- C.M. Tartari (a cura di), La storia di Vaprio, 5 volumi editi dal 1998 al 2002
- Don C. Valli, I Quaderni del portavoce, Cassano d’Adda, uscite dal 1990 al 2006
- G. Villa, Documenti per la storia di Fara, da Fara Authari Regis a Fara Gera d’Adda, s.l. 1981, II 1996
- G. Villa (a cura di), Santuario della Divina Maternità e Convento dei Padri Carmelitani Scalzi in Concesa – Trezzo sull’Adda, s.l. 1991
Note
- [1] https://www.ecomuseoaddadileonardo.it/wp-content/uploads/2019/11/Statuto.pdf
- [2]https://www.leviedelviandante.eu/it/resource/statictrack/tappa-02-da-imbersago-cassano-dadda
- [3] Ecomuseo Adda di Leonardo: un itinerario culturale fra storia, arte e scienza, supplemento al n.1 di Parchi e Riserve Naturali – Aree Protette di Lombardia e d’Italia (2004)
- [3] Ecomuseo Adda di Leonardo. Percorsi tra natura e cultura (2007)