Il campo santo del villaggio operaio segna la riuscita della fondazione lungo il fiume: non più semplice dormitorio o luogo di lavoro, Crespi d’Adda assume col cimitero la forma di vera cittadina, con una propria contabilità del vivere e del morire. L’arch. Gabriele Perlini propone una disamina del campo santo, opera dell’arch. Gaetano Moretti.
Nel 1877 l’industriale Cristoforo Benigno Crespi pose le basi di un primitivo opificio e tre casamenti plurifamiliari sulla riva bergamasca dell’Adda, in una landa ricadente sotto la giurisdizione del Comune di Canonica d’Adda. In una dozzina d’anni il paese si sviluppa e si struttura in modo organico ed uniforme benché il fulcro resterà sempre rappresentato dalla fabbrica. Accentrando a sé molte funzioni e servizi quali la scuola, l’asilo, l’ambulatorio ed un negozio, l’abitato si scorpora dal comune d’origine diventando frazione di Capriate (1889) ed adottando la denominazione ufficiale di Crespi d’Adda. Ancora una cosa mancava ad un villaggio che intendeva seguire le vie di una ben intesa città civile: un cimitero.
Fin dalla fondazione dello stabilimento le salme dei defunti venivano trasportate al camposanto di Canonica, dapprima in spalla, poi su carro funebre messo a disposizione da Benigno a partire dal 1883, anno della stipula di una convenzione comunale. Il paese concedeva un contributo di lire 100 quale fondo alla erezione di un nuovo cimitero, cui il signor Crespi si era obbligato, provvedendo intanto il Comune di Canonica al trasporto dei cadaveri al cimitero comunale con un carro della Società M.S. di Trezzo pel nolo di L 12,50 giacchè per giungere al Cimitero fa d’uopo percorrere otto chilometri di strada carreggiabile (che scendevano a quattro passando per la passerella di Concesa e proseguendo lungo l’alzaia del Naviglio Martesana). A seguito delle numerose proteste ed istanze mosse dalla popolazione e dal clero locale, l’industriale dovrà non solo soprassedere alla costruzione del complesso mortuario ma anche promuovere, a partire dal 1885, l’azione di distacco da Canonica. Ufficializzata l’aggregazione il 1° luglio 1889, le salme vengono ora destinate al camposanto di Capriate, benché Benigno non sia ancora pienamente soddisfatto della situazione. Infatti, pur se ampliato nel 1893, il cimitero capriatese rimaneva troppo angusto per le nuove esigenze degli abitanti della frazione. Si necessitava pertanto di una soluzione immediata e definitiva. Invece di prevedere un nuovo aumento di superficie l’industriale ne propose l’abbattimento e ricostruzione in luogo diverso, iter burocratico che si sarebbe protratto per ben due anni senza giungere ad un progetto definitivo a causa delle lamentele dei capriatesi che non accettavano la traslazione delle salme dei loro defunti in una nuova struttura.
Stanco delle pretese dell’Amministrazione Comunale, Benigno scelse di procedere per proprio conto: il 1° giugno 1896, a mezzo della Reale Accademia di Brera in Milano, bandiva un pubblico concorso per la costruzione di un nuovo cimitero, il cui ideatore del progetto vincente si sarebbe aggiudicato la somma di 2.000 lire. La scadenza venne fissata per il 30 novembre e l’esito verrà reso noto già il 5 del mese successivo. La commissione era composta, tra gli altri, da Camillo Boito, Gaetano Landrini, il pittore e decoratore Giuseppe Bertini e doveva essere presieduta dal Marchese Emilio Visconti Venosta, Presidente dell’Accademia di Belle Arti ed allora Ministro degli Esteri, ma all’ultimo momento fu impossibilitato a partecipare alla votazione e quindi sostituito dall’architetto Carlo Ceppi di Torino nelle vesti di presidente. Tra i 27 partecipanti al concorso la commissione decretò vincitore il progetto numero 16, quello dell’architetto Gaetano Moretti di Milano, maestro già noto alla committenza. Premiati entrambi con 1.000 lire, al secondo e terzo posto arriveranno rispettivamente l’architetto aretino Guido Fondelli ed il milanese Giuseppe Pirovano, spesso confuso con il più noto architetto Ernesto Pirovano già al lavoro per la villa padronale del villaggio. Speranzoso di ottenere un sostegno finanziario da parte del Comune di Capriate, trascorsi nove anni Benigno seguitò a proprie spese dando il via al cantiere di questo nuovo complesso mortuario che resterà infine un’esclusiva pertinenza della frazione. Nel 1905 incominciarono le operazioni preliminari di scavo e sbancamento terra mentre le strutture in elevazione sarebbero state costruite e completate tra il 1906 ed il 1908.
Il cimitero pensato da Gaetano Moretti ha una forma planimetrica rettangolare ed è collocato a sud del villaggio nei pressi della confluenza del Brembo nell’Adda, raggiungibile attraverso un’arteria lunga oltre 300 metri a proseguimento del viale principale. Il complesso è inserito in un ambiente agricolo di campagna coltivata: tutto l’appezzamento a destra del viale e del cimitero, ora incolta boscaglia, era un tempo coltivato a vigneto e frutteto mentre sul lato opposto si trovava coltura cerealicola. L’entrata avviene per mezzo di una cancellata in ferro lavorato posizionata centralmente al lato nord, proprio in fronte ad un maestoso monumento funebre di forma piramidale che costituisce il fondale del cimitero e ricorda in maniera rivisitata gli ziqqurat del centro America. Il complesso familiare si basa su una struttura portante in cemento armato rivestita di Ceppo dell’Adda, soluzione che l’architetto adotterà negli stessi anni anche per la costruzione della Centrale Idroelettrica di Trezzo (oggi Taccani, eretta tra il 1904-1906). Il mausoleo Crespi è costituito da tre gallerie, una scala centrale ed un altare dedicato al SS. Redentore ed ai Santi Onorato e Simplicio; in esso si predispose lo spazio per ben cinquanta sepolture ed è l’unico immobile rimasto oggi in proprietà dei suoi fondatori (il resto del cimitero sarebbe passato il 1° gennaio 1931 alla ditta S.T.I. – Stabilimenti Tessili Italiani – che lo cederà nel 1965 al Comune di Capriate San Gervasio).
Nei prati centrali del camposanto, realizzati in stile formale, sono ordinatamente disposti piccoli cippi a perenne memoria dei lavoratori. Questi manufatti lapidei vengono concessi in via gratuita agli abitanti del villaggio, simbolicamente cinti dal mausoleo padronale che ne abbraccia il perimetro. Anonimi muretti sostituiscono oggi le siepi di mirto che delimitavano i campi creando un atipico giardino all’italiana. Molte delle prime file sono occupate dalle salme dei bambini morti precocemente durante i rigidi inverni del tempo, i cui decessi sono dovuti alle gastroenteriti endemiche degli anni 1928-1932. I crespesi che potevano invece permettersi una tomba più elegante e personale avevano la possibilità di costruirne una a proprie spese, in marmo di Carrara, da posizionare lungo il perimetro del complesso, delimitate fra loro mediante colonnine in arenaria con corrimano in ferro bronzato o semplici catenelle. Completano infine il complesso due fabbricati, anch’essi in cemento armato rivestiti di ceppo, posti negli angoli nord-est e nord-ovest del lato d’ingresso, usati come camera mortuaria e bagno.
Tra i lavori eseguiti fuori dal perimetro si ricorda la sistemazione del verde con posa di cipressi fiancheggianti il viale che collega il villaggio al camposanto, piantumazioni avviate fin dal 1898, quando ancora non era stato definito il progetto nel suo complesso. Con Moretti collaboreranno gli ingegneri Simonetti e Carulli per le costruzioni, l’impresario Bertolini per il cantiere, Carlo Cavallotti per le decorazioni, Leopoldo Ferradini per i lavori in marmo, Malugani per quelli in ferro battuto, il cav. Lomazzi per i bronzi, Giovanni Beltrami (cugino del famoso architetto Luca) per le vetrate del mausoleo ed il brembatese Antonio Carminati per la statuaria. L’opera verrà a costare complessivamente 332.268,93 lire.
La mattina del 3 novembre 1908 avvenne l’inaugurazione e la consacrazione dell’altare in presenza dei membri della Famiglia Crespi, del Vescovo di Bergamo Giacomo Radini Tedeschi, dei sacerdoti di Crespi, Capriate e dei vari paesi limitrofi che fornivano maestranza all’opificio. Tra il clero si segnala anche la presenza di Angelo Roncalli, allora segretario del Vescovo di Bergamo e futuro Papa Giovanni XXIII. Il pomeriggio stesso verranno traslate nei sepolcreti del nuovo mausoleo familiare le ossa e le ceneri dei parenti dell’industriale, tumulate fino a quel momento nel cimitero comunale di Capriate.
Gabriele Perlini
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BIBLIOGRAFIA
AAVV, Il cimitero del nuovo villaggio operaio Crespi sull’Adda in L’Edilizia Moderna, anno VI, I, 1897, pp. 3-4;
AAVV, Concorsi in Il Monitore Tecnico, anno II, 12, 1896, p. 102;
AAVV, A proposito di un concorso in Il Monitore Tecnico, anno II, 13, 1896, p. 106;
D. Brioschi, Il Concorso per un Cimitero a Crespi d’Adda in Il Monitore Tecnico, anno II, 23, 1896, pp. 195-196;
AAVV, Concorso per un progetto di Cimitero in L’Eco di Bergamo, giugno 1896;
AAVV, Esito d’un concorso per un nuovo cimitero in L’Eco di Bergamo, dicembre 1896;
AAVV, La benedizione del nuovo Cimitero di Crespi d’Adda in L’Eco di Bergamo, 4-5 novembre 1908;
L. Cortesi, Crespi d’Adda, villaggio ideale del lavoro, III edizione, Grafica Monti s.n.c., Bergamo, 2005;
L. Cortesi, All’ombra dei cipressi. Il cimitero morettiano nel villaggio Unesco di Crespi d’Adda, Parrocchia del SS. Nome di Maria, Crespi d’Adda, 2008.
In copertina, Il viale del cimitero, 1932 (tratta da: L. Cortesi, Crespi, 2005).
Un plauso incondizionato all’architetto Perlini: si tratta, sscondo me, di una sintesi informativa eccellente, precisa e inappuntabile. Ce ne vorrebbero dei professionisti tanto informati e scrupolosi che trattino le vicende e le realtà di Crespi con altrettanta documentata chiarezza!
Grazie. Ci uniamo al plauso per questo ricercatore così capace e attento.
Ringrazio vivamente precisando che non ho prodotto un lavoro inedito ma si tratta di informazioni già presenti nella bibliografia di riferimento. Ho semplicemente raccolto ed ordinato il tutto per questo articolo.